«Il nostro è un progetto che si evolve sempre di più. E in campo lungo vediamo che la nostra oasi diventerà un posto dove accoglieremo i turisti, facendogli fare un giro tra le nostre prelibatezze che solo alla fine potranno gustare. E continuiamo, non a capo chino come si poteva fare in un passato remoto, ma consapevoli che un mondo di opportunità si aprono all'orizzonte e che l'unico limite è la fantasia».
Abbracciare la terra non è solo una scelta controcorrente ma sta diventando una scelta vincente, fatta da molti giovani, che abbandonata l'idea del posto fisso o “consueto” hanno letteralmente ripercorso la strada delle origini, lasciando quelle certezze che spesso non si traducono in felicità o benessere psicofisico.
Grazia ed Enrico Rampi sono fratelli e soci nella vita. Classe 1984 lei, classe 1975 lui. «La nostra è una storia particolare - raccontano i due -. Siamo nati e cresciuti a Milano e abbiamo vissuto gran parte della nostra vita lì. La Sicilia era la terra della nostra infanzia, delle vacanze e dei momenti belli che restano impressi nella mente. Il nostro posto felice, insomma. I nostri bisnonni sono nati e cresciuti a Castroreale, nostra nonna è emigrata a Milano, dove ha impiantato radici e ha messo al mondo nostra madre».
La vita scorreva frenetica nella grande metropoli, tutto sembrava asfissiante e il tempo bruciava a suon di produttività : «La mia attività lavorativa - prende le fila del racconto Enrico - aveva raggiunto il suo apice, gestivo la direzione di impianti sportivi e sapevo che non mi sarei potuto spingere oltre. Non potevo ambire ad una crescita economica ma neanche alla crescita come individuo. Come uomo». Il primo passo? Vendere tutto quello che si era accumulato in una vita di sacrifici. Grazia nel frattempo si era appena laureata in Scienze e tecnologie delle produzioni animali alla Statale di Milano e con suo marito sono stati i primi a volare in avanscoperta in quel bellissimo patrimonio di famiglia che senza delle mani e delle braccia non avrebbe dato nessun frutto. E ha insegnato che è possibile essere artefici della propria vita semplicemente tuffandosi nella bellezza : «Siamo ripartiti dalla campagna e ci siamo fatti forza a vicenda.
Il nostro terreno di 8 ettari diventerà presto un bioparco con una fattoria didattica, un teatro siculo rupestre dove sarà possibile invitare artisti per degli eventi in aperta campagna e accogliere tutto il nuovo possibile. La nostra contrada Crizzina nasce come laboratorio di trasformazione di tutto quel ben di Dio che si perde. Poi abbiamo acquisito un terreno molto particolare vicino alla nostra casa di famiglia dove esistono dei ruderi e in una vecchia stalla abbiamo realizzato il laboratorio. E poi abbiamo cominciato ad impiantare delle colture dando vita a degli orti biologici. Coltiviamo agrumi, tra cui una varietà poco conosciuta di arancia amara, quasi immangiabile a crudo, ma che diventa una buonissima marmellata quando subisce il processo di lavorazione».
Il progetto di granicoltura non ha preso piede perché vi erano già altri sul mercato che puntano sui grani siciliani come il maiorca, ma la terra dà tanti frutti e nuove coltivazioni prendono piede. Non mancano le numerose famiglie di api, simbolo di operosità, che danno vita a un buon miele. E poi gli amici animali, gioia di grandi e piccini: 4 asini ragusani e 5 capre. Si guarda con ammirazione a questi giovani che hanno lasciato tutto per sposare non le certezze economiche ma un modo di vivere tranquillo, a misura d'uomo: «In realtà tutti ci dicono che siamo grandi eroi - affermano in coro i fratelli con un entusiasmo contagioso -, soprattutto ci stimano perché abbiamo dimostrato che non è impossibile concretizzare l'idea e portarla avanti. Stiamo davvero realizzando un sogno che in moltissimi hanno».
La partita più difficile stava proprio nel cominciare e adesso i fratelli, che portano avanti l'agricoltura eroica, continuano il cammino con il loro compagni di vita: Yuri ed Elvira, ognuno ci mette del suo per far crescere il progetto: «L'ostacolo principale è avere la capacità finanziaria per fare il tutto ed è ovviamente il problema che tutti quanti si pongono. Noi abbiamo fatto una cosa particolare: la famiglia si è accollata il rischio di impresa. Ci sono tutti in questo sogno, pure i nonni. Quindi è vero che io e mia sorella siamo i titolari, ma la squadra è “a Famigghia” e tutta quella rete di conoscenze che ci sostiene». Una cosa è certa: le grandi possibilità in realtà ci sono dove non vi è più nessuno.
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