Dall'Africa a Barcellona, la sartoria di Faburama che in Italia ha trovato l'amore della vita
"Chissà, magari riusciremo a fare ancora più strada e diventerò famoso come i grandi della moda. Oggi, però, posso dire che è andata bene. E che il mio sogno è nato nel mio paese quando da piccolo, affascinato da questo mondo, ho chiesto a mia madre se dopo la scuola potevo andare a imparare a cucire e soprattutto fare i vestiti". Del suo viaggio non vuole parlarne perché ormai il suo presente e il suo futuro sono legati alla sartoria , centro propulsore di arte, vita, idee e soprattutto di multiculturalismo. Faburama Ceesay, originario del Gambia, vive praticamente in simbiosi con la sua macchina da cucire, e ormai è diventato il benianimo di Barcellona Pozzo di Gotto, dove è stata avviata una sartoria sociale, che racchiude nel nome l'essenza di tutto: «Kanö significa amore in lingua mandinga - racconta la sua compagna Marica - che è appunto quella parlata dall' animatore di tutto, Faburama, talentuoso sarto e amore della mia vita. Il progetto, invece, che esiste dal 2017 , inizialmente è nato online, ma solo l'anno scorso abbiamo deciso di creare un punto fisico». Sorride Marica quando rievoca il momento in cui Faburama le ha rivelato questo mestiere nascosto che aveva imparato nel suo paese: «Faburama, come si suol dire scherzosamente, è arrivato nel nostro paese già confezionato e con il suo bagaglio professionale. Io sono anche una cooperante, frequento l'Africa dal 2005, e ho sempre amato quei tessuti che portavo dai miei viaggi in Africa e lui da vero artista è riuscito a dargli vita. E ancora oggi tengo custodite le nostre prime creazioni che ci sono servite per capire se il progetto era fattibile». La coppia però ha fatto sì che nascesse una rete di artigiani che non solo lavorano il tessuto "Wax", ma danno spazio all' estro e alla creatività con un' allegria davvero contagiosa: «Alla fine prendono vita - dicono i due - dei prodotti originali e unici e si mescolano davvero due culture diverse. La nostra, siciliana, e quella di Faburama che sicuramente è diversa. C' è tutto. Dagli abiti su misura agli oggetti di cartoleria». Ed è subito magia: «Le idee le creo nella mia testa - chiosa il giovane sarto - e ogni volta che consegno qualcosa sto lì a vedere le reazioni. E quando mi aspetto un semplice "bello" detto sottotono vengo sorpreso da aggettivi che mi sorprendono, e ti motivano a fare sempre meglio». Eppure, di questa storia sono i contorni che fanno sognare. Faburama e Marica, che sono convolati a nozze lo scorso luglio con abiti rigorosamente "homemade" che portano la firma dello sposo - stilista Ceesay, aspettano tempi migliori per festeggiare. E non sapevano che i loro destini si sarebbero incrociati e che l'amore per l'Africa li avrebbe uniti. A casa della giovane spadaforese si è sempre respirato un clima particolare, i venditori ambulanti erano sempre i benvenuti, e sua madre Annamaria coltivava il desiderio di adottare un bambino africano: «Sembra paradossale ma è come se un cerchio si fosse chiuso - precisa la moglie di Faburama - e adesso mio marito ha occupato quel posto che era rimasto vuoto. Mia mamma da piccola mi ha cresciuta con i documentari dell' Africa. Faccio anche parte dell'associazione “Anymore onlus”, e tanti sono stati i progetti che ci hanno visto protagonisti fino a quando ho incontrato la mia metà. E da lì è nato tutto».