“Rimettersi in gioco sul senso e sul valore della vita e della dignità di ogni persona, senza alcuna distinzione di età, di classe sociale, di religione, di razza, per aprire il cuore a una fraternità universale”. Un augurio speciale quello dell’arcivescovo per questo Natale che in tempo di pandemia appare come una sfida con noi stessi e con gli altri, verso i quali, “nonostante tutto, siamo chiamati a dare e a infondere speranza”. Mons. Giovanni Accolla ha incontrato gli operatori del mondo dell’informazione e della comunicazione stamani nella chiesa S. Maria all’Arcivescovado per il tradizionale scambio di auguri che in questo annus horribilis ha il sapore di una “consegna” alle famiglie, ai giovani, agli studenti, agli operatori sanitari, ai carcerati, alle persone con fragilità - ammalati e anziani soli - ai volontari di ogni estrazione religiosa o sociale, alle persone impegnate nella Pubblica amministrazione, ai ricercatori dell’ambito sanitario, “a coloro che sperano e si adoperano per rendere la vita di tutti più sicura e più serena in questo tempo così travagliato nel quale siamo toccati dalla pandemia”.
Come i Magi ha detto il Presule “anche noi siamo in cammino e spesso rischiamo di brancolare nel buio, cerchiamo in cielo una stella che orienti il nostro cammino, non ci fermiamo; lasciamoci guidare dalla “stella” della grazia, quella dell’apertura del cuore, dalla “ stella” della speranza, quella di essere uomini di speranza, perché ci fidiamo della paternità di Dio, l’unica paternità che ci convoca ad essere tutti fratelli nella carità.
“Tante chiese domestiche un’unica chiesa diffusa”: anche se sarà impossibile riunirsi in Chiesa la notte di Natale, “la pandemia - ha detto - non ferma la gioia della preghiera, ma offre l’opportunità di essere in comunione di preghiera ognuno nelle proprie famiglie, piccole chiese domestiche”. Mons. Accolla ha suggerito, allo scoccare della mezzanotte, una sosta dinanzi al presepe allestito a casa con una candela accesa segno che “Gesù è Luce del mondo” e la preghiera dell’Ave Maria, segno di affidamento e conferma di quel legame filiale che noi messinesi abbiamo sempre avuto con la Vergine.
Ai parroci l’invito a far suonare le campane come richiamo alla condivisione di un unico “spazio di fede” anche se distanti fisicamente. Allo scambio di auguri sono intervenuti il vescovo ausiliare mons. Cesare Di Pietro e il nuovo direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali.
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