Avvolta nelle sue contraddizioni, arrabbiata e disperata, come fosse prigioniera in un labirinto da cui da decenni non sa più uscirne. È Messina, la città che viviamo giorno dopo giorno... Ma quando arriva la notte, tutto cambia, si trasfigura, sembra assumere i contorni di un paesaggio spettrale: le insegne spente, le strade deserte, le piazze attraversate da qualche cane randagio o velocissimi gatti neri, il rumore del mare che arriva più nitido e si sovrappone al silenzio tombale di interi quartieri. Spettrale, se visto da terra. Ma se hai le ali, tutto cambia aspetto. Sì, se ti vesti da drone e ti tuffi a volo d'angelo sulla città che nel frattempo si svuota e si addormenta, Messina diventa l'immagine di un sogno, come fosse una bellissima signora, pur con le rughe sul volto, che non ha nulla da invidiare rispetto alle altre rinomate città d'Europa e d'Italia. Una piccola grande capitale dello Stretto. Dove svetta il Campanile che scandisce l'ora degli angeli e dei demoni. Dove la piazza della Cattedrale sembra un salotto con raffinato parquet. Dove il Municipio dà l'idea di un saggio che veglia sulle sorti del resto della città. Dove corre la via di luce intitolata a Giuseppe Garibaldi. Dove la Madonnina si specchia sul porto che da sempre Lei protegge. Da quassù, cantava Vasco Rossi, non si vedono neppure gli angeli. Da quassù, c'è solo uno sguardo d'amore che abbraccia questo spicchio di paradiso, da un capo all'altro, da un puntino di luce ad un altro. E non esiste l'inferno, da quassù. È solo il volo di un drone, e dura quanto lo spazio di un sogno. Poi, si torna nella visione spettrale di una città che, come tante altre, sta vivendo le sue interminabili ore di passione (e di morte) senza ancora resurrezione. La città degli affranti familiari dei morti per Covid, dei commercianti disperati, e degli allegri sciatori e degli allegri gitanti. La città dei bambini e degli anziani con il volto segnato dall'uso h24 delle mascherine. E la città di chi allegramente se ne frega di tutto e di tutti, negando l'evidenza, parlando di complotti, chiudendosi nel recinto del proprio egoismo. La città dei tanti gesti di solidarietà e la città degli assurdi paradossi, quelli che ti fanno davvero stare male, perché non ne capisci il senso (ne volete uno? I giochi d'artificio di ogni maledettissima sera...). È questa Messina. Disperata e bellissima. Dipende se mentre la guardi hai le ali oppure no...