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La Falce vista dall’alto, le foto del parco scattate con un drone su Messina

Guai a dire che non ci sono i soldi. Tra piani di sviluppo, programmi operativi, fondi comunitari e la pioggia di miliardi che arriva dall’Europa, se si dovesse perdere l’occasione di riqualificare l’affaccio a mare più bello dell’Isola, la Falce di Messina e i suoi tesori, chiunque abbia ruoli politici e amministrativi, a qualsiasi livello (nazionale, regionale e locale) sarebbe da mandare metaforicamente al confino, da ostracizzare, come facevano gli antichi Greci.

In volo con un drone. È una sensazione inebriante. Come se davvero si fosse a bordo di un elicottero e si potesse abbracciare l’idea stessa della Bellezza che viene dal mare. Dal nostro mare. Un rapido viaggio aereo che parte da quella porzione di territorio della penisola di San Raineri che è stata salvata dal degrado, risanata e rigenerata grazie all’investimento dei privati. Il piccolo parco della Falce, in realtà, tanto piccolo non è: occupa l’area che per decenni ha ospitato il campo Rom. Quella macchia di verde che si tuffa nell’azzurro è un segno di speranza e sta lì a indicare l’unica strada possibile da seguire, se si vuole invertire la rotta e fare di Messina una città degna di tal nome.

Con il piccolo uccello elettronico si sorvola tutta la vasta superficie che un tempo era parte integrante della più grande e suggestiva fortezza del Mediterraneo ma che ancora oggi costituisce un “unicum” in tutta la Sicilia e nel Sud d’Italia. Sono imponenti i resti della Real Cittadella, alcuni bastioni neppure si riuscivano ad abbracciare con lo sguardo, tanto erano nascosti dal degrado prosperato in questi ultimi cinquant’anni. Ora si può avere una visione d’insieme, anche se la via da percorrere è ancora lunghissima, perché c’è da attuare il piano delle bonifiche e il futuro di questo monumento simbolo della Zona falcata è tutto da disegnare. Ma bisogna farlo ora, subito, senza perdere tempo. Si continui nell’opera avviata dall’Autorità portuale dello Stretto e dal Comune, la Regione siciliana faccia la sua parte (presidente Musumeci, assessore ai Beni culturali Samonà, fatevelo ogni tanto un giro nella Falce, capireste che anche questa è una delle assolute priorità per Messina e per l’intera Sicilia).

Il drone svolazza tra terra e mare, si alza fino a cinquanta metri, poi il vento lo fa tremare, e quel “giocattolino” che scatta foto meravigliose deve tornare indietro, confondendosi con uno stormo di gabbiani che volteggiano tra i relitti di vecchie navi affondate nelle acque dello Stretto. Finisce qui la trasvolata, su questo lembo di paradiso... perduto.

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