L'ass«Tuo padre sembra Dante e tuo fratello Ariosto. Stasera al solito posto, la luna sembra strana. Sarà che non ti vedo da una settimana... Maturità, t'avessi preso prima... Notte prima degli esami... Notte di mamma e di papà col biberon in mano, notte di nonno alla finestra... Ma questa notte è ancora nostra... Notte di sogni, di coppe e di campioni, notte di lacrime e preghiere, la matematica non sarà mai il mio mestiere...». La citano tutti, perché per tutti, quella scritta ormai tanti anni fa da Antonello Venditti, è la canzone per eccellenza di chi vive la vigilia degli esami di Stato, di chi sta per lasciare le scuole superiori per entrare nel pianeta (sconosciuto) del lavoro (che non c’è, ahinoi) o degli studi universitari (scelta sempre più complicata). E ci sono studenti, anche a Messina, che hanno preso la chitarra e nei balconi di casa, o alla Passeggiata a mare, l’hanno cantata, pensando a quanto è strana la vita, a quanto è strano il clima che avvolge questa prova, a quanto è strano il periodo che abbiamo vissuto, a quanto è strano questo ponte sospeso tra il lockdown e un futuro che tutti dicono sia nelle mani dei diciottenni ma che, poi, almeno in questo Paese, c’è chi fa di tutto per sottrarglielo e per rubar loro la speranza, che è l’unico diritto sacrosanto per chi si affaccia oggi alla vita. Segnale di “start”, si parte. Quasi quattromila studenti in città e provincia cominciano da oggi la loro prova, il primo vero rito di passaggio che chiamiamo ancora Maturità. Sono gli esami delle autocertificazioni, delle mascherine, del distanziamento fisico, delle aule sanificate, dei plexiglas installati in qualche plesso. Sono gli esami senza scritti, senza abbracci, senza il pubblico di parenti o compagni di classe che assiste e che fa il “tifo”, senza il via vai di trepidazione nei corridoi. Si comincia dalla lettera estratta dei cognomi e i primi candidati (saranno non più di cinque nella stessa giornata), che dovranno presentarsi almeno 15 minuti prima dell’esame, e tassativamente con il documento di identità valido, oltre che con l’autocertificazione anti-Covid, affronteranno quell’ora prevista di colloquio orale, davanti ai loro docenti e all’unico componente esterno (il presidente della Commissione). Un’ora durante la quale, nella mente di ogni studente, passeranno le immagini dei cinque anni vissuti in quelle aule. Gli ultimi mesi sono stati difficili, perché la didattica a distanza in diversi casi ha funzionato (in altri no) ma non potrà mai sostituire la bellezza di quei momenti che caratterizzano solitamente la conclusione del percorso scolastico, le gite, gli “sfottò”, la condivisione minuto per minuto, all’interno di quella piccola grande comunità che è la classe. È questo che mancherà ai maturandi del 2020, la “complicità” di arrivarci insieme e insieme di vivere questo rito di passaggio. Ma, come hanno sottolineato i dirigenti scolastici messinesi, è sempre un momento importante, e anche se questi sono gli esami dell’era Covid, in ogni caso le ragazze e i ragazzi arrivano con il loro bagaglio di conoscenze e di esperienze acquisite in questi cinque anni. E sarà il percorso didattico che hanno condotto, ciascuno con le proprie capacità e i propri limiti, a essere giudicato, molto più che un esame in mascherina, in un clima strano, seguendo le regole del distanziamento, in aule irriconoscibili, davanti sì ai propri professori, ma anche loro “mascherati”, vittime del periodo di maggiore disorientamento vissuto dalla Scuola italiana dal Dopoguerra in poi.