È stato l'ultimo giorno dell'accusa ieri mattina al processo d'appello dell'operazione “Beta 2”, l'inchiesta sugli affari del gruppo mafioso Romeo-Santapaola. Il sostituto procuratore generale Maurizio Salomone ha concluso il suo intervento che aveva iniziato nel dicembre scorso, chiedendo per alcuni imputati l'esclusione delle aggravanti di associazione armata e del reimpiego dei capitali. Inoltre per il traffico di influenze illecite ha chiesto la derubricazione del reato con conseguente assoluzione “perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato”. Al vaglio della sezione penale della Corte d'appello presieduta dal giudice Alfredo Sicuro e composta dalle colleghe Maria Teresa Arena e Maria Eugenia Grimaldi, c'è la tranche processuale celebrata a suo tempo in primo grado con il rito abbreviato, del procedimento scaturito dell'indagine del 2018, coordinata dal magistrato Sebastiano Ardita, all'epoca procuratore aggiunto a Messina. In particolare il rappresentante dell'accusa ha chiesto ieri ai giudici di condannare: Giuseppe La Scala a 8 anni; Antonio Romeo a 8 anni, 2 mesi e 20 giorni; Vincenzo Romeo a 4 anni, 7 mesi e 10 giorni più 1000 euro di multa. Mentre per il funzionario comunale Salvatore Parlato ha sollecitato la pena di 8 mesi e 400 euro di multa (con l'esclusione dell'aggravante mafiosa). È stata chiesta invece la conferma della condanna inflitta in primo grado per Antonio Lipari e Salvatore Lipari. È stata poi chiesta l'assoluzione per N.L. dal capo d'imputazione n. 3, e anche per il collaboratore di giustizia Biagio Grasso. L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud in edicola, edizione di Messina