Ha un fascino senza tempo la scalinata Santa Barbara, fiancheggiata da una trama urbana preterremoto, in cui è ancora visibile la tipologia abitativa messinese tra ’700 e ’800. La scalinata dalla via Tommaso Cannizzaro conduce alla barocca chiesetta della Madonna della rosa e al sovrastante viale Italia. Il borgo si sviluppava sull’area sommitale del Bastione Santa Barbara, elemento difensivo della città muraria eretta da Carlo V nel 1537. Prende il nome di “Santa Barbara” perché prima del sisma del 1908, sulla rampa iniziale nell’omonima piazza, si affacciava il complesso religioso monastico dedicato alla santa con l’annessa chiesa Santa Maria Malfinò (1195) di cui oggi rimane un portale rimontato presso l’ingresso laterale sinistro della chiesa di San Matteo a Villa Lina. La scalinata, una delle tante bellezze della nostra città immersa nella quiete, è stata fino a diversi anni fa il luogo in cui il Collettivo artistico Machine works organizzava iniziative; ultima residenza del mimo Gérard Foucault e oggetto nel recente passato di importanti investimenti di riqualificazione. Purtroppo, però, il passante, imboccando quelle scale (lato via Tommaso Cannizzaro) più che immaginare una storia gloriosa o ammirare gli incantevoli scorci di Messina non potrà fare a meno di notare il memoriale che racconta di una città in serie A nel 2004, come ancora oggi ci documentano i mattoni giallorossi allora tinteggiati per la vittoria. Proseguendo lungo le rampe, è impossibile non notare la crescita selvaggia della vegetazione che ricopre alcune porzioni di gradini, fuoriuscendo anche dai muri che li costeggiano. Di spazzamento, questo sconosciuto, neanche a parlarne. Oltre ad accumuli di foglie, cartacce, contenitori di plastica ci sono lattine e bottiglie di vetro che fanno bella mostra di sé. Qualcuno ha anche pensato di imbrattare la pavimentazione, i muri e le cabine telefoniche con la vernice spray. Non solo: resti di una panchina in plastica verniciata giacciono lungo il selciato. Ciliegina sulla torta una rete metallica per il letto utilizzata come cancello d’ingresso, trovata davvero infelice che conferisce alla scalinata un senso di precarietà e trascuratezza. Desolante, poi, l’ultima delle due aree attrezzata con tre panchine quasi a ridosso del Viale Italia. È impossibile per chiunque sostare o sedersi in quel punto, a causa del persistente degrado caratterizzato da una grande quantità di foglie, aghi di pino, sacchetti, cartacce. Insomma un luogo di quiete, scrigno di storia e di cultura, che invece di essere custodito e valorizzato viene ancora una volta dimenticato.