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Gli avvocati penalisti italiani a congresso a Taormina - Foto

Gli avvocati penalisti italiani sono a congresso, ed è straordinario, a Taormina, per decidere una linea comune nell'attuale “tempesta” della giustizia, che registra fortissime contrapposizioni un po' in ogni ambito, e non soltanto professionale. Per comprendere i motivi di una tre giorni fondamentale per chiare molte cose ne discutiamo con l'avvocato Adriana La Manna, che presiede la Camera penale “Pisani-Amendolia” di Messina, l'organo che ha organizzato il Congresso straordinario dell'Unione camere penali italiane, dal titolo emblematico: “Imputato per sempre-Il processo senza prescrizione, le vere cause dell'irragionevole durata e dei processi in Italia”.

Presidente Adriana La Manna, la situazione è grave quindi?

«La situazione attuale allarma perché quello che viene messo in discussione è la stessa idea di giustizia liberale. Idea che è nel patrimonio genetico dei penalisti italiani e che di recente l'Unione camere penali italiane ha sintetizzato nei 35 “canoni” del Manifesto del diritto liberale e del Giusto processo, redatto da un gruppo di qualificati docenti di diritto penale, condiviso da avvocati e studiosi e di recente presentato a Milano in una manifestazione che ha avuto un grande successo in termini di partecipazione. La situazione oggi è grave proprio perché si registrano interventi di riforma che si discostano da quei “canoni”. Come la nuova norma che blocca il decorso del tempo della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, e ciò sia che essa condanni l'imputato sia che lo assolva, con evidente vulnus al principio della durata ragionevole del processo e senza rispetto per la dignità della persona».

Un titolo forte ha il Congresso, ovvero “Imputato per sempre”. Non c'è nulla che vi soddisfi della situazione attuale?

«Il titolo è di certo forte ma esprime realisticamente ciò che accadrebbe se la norma entrasse in effetti in vigore il 1° gennaio del 2020. Un cittadino assolto attenderebbe la conferma della sentenza per un tempo indefinito e sicuramente lungo; l'imputato condannato non saprebbe se e quando la sentenza sarà riformata e la parte civile vittoriosa dovrà attendere un tempo indefinitivamente lungo per avere un titolo esecutivo da azionare in sede civile. E ciò perché in un sistema complesso - quale è il nostro - dove i processi durano troppo, eliminare l'unica spinta a fissare udienza il meno tardi possibile (il rischio di prescrizione del reato) significa sospendere tutti, condannati, assolti e parti civili nel limbo».

Quindi non vi soddisfa la riforma messa a punto dal ministro Bonafede?

«No, affatto. Perché sostanzialmente inefficace rispetto allo scopo principale che si prefigge: riformare i tempi del processo senza, ovviamente, alcun pregiudizio per le garanzie che la Costituzione ha previsto per l'imputato. E l'insoddisfazione verso il testo è resa più acuta perché il lavoro fatto dai penalisti insieme all'Ufficio legislativo del ministro di Giustizia e all'Anm aveva permesso di individuare proposte condivise, frutto di un dialogo costruttivo, quale il potenziamento dei riti alternativi al dibattimento, e la componente negoziale del processo in genere, che non sono poi state trasfuse nella legge delega e che, invece, di certo avevano il pregio di deflazionare il dibattimento con riduzione dei tempi del processo».

I penalisti si asterranno dalle udienze dal 21 al 25 ottobre. Quali sono le ragioni?

«L'astensione è stata proclamata dalla giunta dell'Unione il 30 settembre scorso proprio per esprimere, nella forma massima consentita, il dissenso di tutti i penalisti italiani per l'imminente entrata in vigore della norma che di fatto abroga la prescrizione dopo la pronunzia della sentenza di primo grado, e per far sì che l'opinione pubblica possa essere informata delle nefaste conseguenze di tale riforma sui diritti fondamentali del cittadino».

L'avvocatura oggi è in crisi? La “pari dignità”?

«L'avvocatura è in crisi e non da oggi. Le conclusioni del rapporto Censis del 2018 ci consegnano una situazione di progressiva riduzione di ingresso dei giovani nella professione da un lato, e un costante aumento delle richieste di cancellazione volontaria dall'Albo dall'altro. C'è una contrazione dei livelli di reddito e del potere di acquisto dei professionisti il cui andamento è correlato a quello del ciclo economico generale, con picchi di negatività per i giovani, le donne e gli avvocati del meridione. E, purtuttavia, in questa realtà, anche nei giovani, così come tra le donne avvocato e gli avvocati del meridione tutto, si è fatta spazio l'idea di una avvocatura che reagisce per trasformarsi in un corpo sociale capace di iniziative dirette perché rafforzato nella propria identità e più consapevole della propria soggettività giuridica. E sono certa che questo congresso straordinario lo dimostrerà».

E i rapporti con la magistratura?

«L'Unione delle camere penali italiane e, quindi, anche ogni singola camera penale compresa quella di Messina “P. Pisani-G. Amendolia” ha intrapreso la via dell'aggregazione culturale con tutti i protagonisti della Giustizia e, quindi, anche con la magistratura. Il dialogo costruttivo è elevato a metodo anche nei temi dove le divergenze sono maggiori, per esempio separazione delle carriere e obbligatorietà della legge penale».

Quali sono i correttivi da applicare secondo i penalisti, in generale, per avere un processo equo?

«In sintesi, credo che, intanto, non sia possibile pensare a una riforma meditata del processo penale senza guardare al diritto penale sostanziale che con la sua elefantiaca crescita ha contributo a mettere in crisi i tempi del processo. Occorre una depenalizzazione concreta e non di forma, come accaduto sin ora. E una volta ridotto drasticamente il numero dei reati sarà necessario prevedere il dibattimento solo per pochi di essi».

Il congresso di Taormina

Gli avvocati penalisti ritirano fuori l'ascia di guerra contro lo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado, norma che entrerà in vigore dal primo gennaio del 2020 e contro la quale avevano già dato battaglia quando un anno fa fu approvata nell'ambito della cosiddetta Spazzacorrotti, con lo sciopero e un appello al capo dello Stato a non firmare la legge, sottoscritto anche da 110 docenti di Diritto Penale e Costituzionale.

Contro la norma, ritenuta «aberrante» perché lascia il cittadino «in balia della giustizia penale per un tempo indefinito», hanno già proclamato un'intera settimana di astensione dalle udienze , dal 21 al 25 ottobre prossimi. E ora la questione - che costituisce anche lo scoglio principale per un'intesa sulla riforma della giustizia della nuova maggioranza di governo - sarà al centro del Congresso straordinario dell'Unione delle camere penali, che si terrà da venerdì 18 ottobre a domenica 20 a Taormina.

“Imputato per sempre, il processo senza prescrizione” è il titolo dell'evento, che intende accendere un faro sulle “vere cause dell'irragionevole durata dei processi in Italia”. Tra gli ospiti previsti, il vice presidente del Consiglio superiore della magistratura David Ermini, il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Luca Poniz e alcuni dei professori che sottoscrissero l'appello a Mattarella. E dopo due giorni di intenso dibattito interno aperto a molti contributi esterni, i penalisti tireranno le somme domenica mattina anche con una serie di mozioni.

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