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Messina, un tour nell'indecoroso decoro

Che ne dite, rifacciamo per l'ennesima volta il percorso che i croceristi fanno quotidianamente, nel momento in cui sbarcano dalle grandi navi attraccate in porto? Ma sì, facciamolo. Siamo scesi, perfetto, attraversiamo la strada, dopo che sono passati tre Tir uno dopo l'altro (ma perchè i mezzi pesanti devono dirigersi verso gli imbarcaderi privati? Non ci risulta che gli approdi di Tremestieri siano chiusi al momento...) e ci troviamo a largo Minutoli, ai piedi della statua che simboleggia Messina.

Torniamo sui nostri passi, attraversiamo i binari della linea tranviaria che, lungo la Cortina, rappresentano la brutta cesura di cui si è scritto e detto infinite volte, e costeggiamo la stretta striscia pavimentata tra l'aiuola e i palazzi che danno, da un lato su via Garibaldi, dall'altro, su via Vittorio Emanuele. Tra le balaustre della tranvia e i marciapiedi, all'ombra di muri scrostati e imbrattati da orrendi graffiti, sparse per terra le mercanzie di decine di venditori ambulanti, che assediano i turisti, proponendo cappelli, magliette e souvenir messinesi fatti in Cina o in Thailandia.

Non c'è un tratto del percorso che dia la sensazione di essere pulito, tutto sembra sporco, il decoro soltanto un optional.

Nonostante “blitz” e controlli della polizia municipale, tutto è come sempre, si svolge nell'ordinario caos di una città mediorientale.

L'articolo completo su Gazzetta del Sud in edicola.

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