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Gotha 6, cambia il giudice ma il processo per boss e gregari della mafia di Barcellona va avanti - Nomi e foto

C’era in ballo la “rilettura” di circa ottomila pagine processuali. E i termini di custodia cautelare sarebbero scaduti a dicembre. Ma dopo una mattinata di contrapposizioni anche piuttosto aspre tra accusa e difesa la Corte d’assise presieduta dal giudice Mario Samperi, che ha da poco sostituito la collega Silvana Grasso, ha deciso che il maxiprocesso “Gotha VI” va avanti e non c’è bisogno della “rilettura” delle carte processuali, ovvero una pratica usuale quando cambia uno dei giudici del collegio.

L’altra mattina al “Gotha VI”, che racconta la mattanza mafiosa di cosa nostra barcellonese tra il 1993 e il 2012, con decine di omicidi agli atti, e vede alla sbarra i veri vertici vecchi e nuovi della “famiglia”, s’è infatti prospettata questa situazione dopo che il presidente Silvana Grasso è stata sostituita dal collega Mario Samperi.

I difensori, in blocco, non hanno ovviamente prestato il consenso ad andare avanti sic et simpliciter, ed hanno posto la questione tecnica sul “come” proseguire, con una serie di istanze. La paralisi quasi a un passo dalla fine, visto che venerdì prossimo saranno sentiti gli ultimi quattro testi della difesa, poi la Corte si pronuncerà sulle richieste istruttorie finali delle parti (il classico art. 507 c.p.p.), e quindi inizierà la discussione.

L’operazione “Gotha VI” è del febbraio 2017. La coordinarono gli allora sostituti della Dda Angelo Cavallo e Vito Di Giorgio, lavorando con i carabinieri del Ros. Ha portato all’incriminazione di 18 persone, 5 sono pentiti. Per gli altri 10 imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario è in corso il processo in Corte d’assise che rischiava lo stop. E qui sono imputati i capi storici della mafia barcellonese Giuseppe Gullotti, Giovanni Rao e Salvatore “Sem” Di Salvo, ma ci sono anche altri boss e gregari, alcuni diventati killer. Come Antonino Calderone, Antonino Calderone inteso “Caiella”, Angelo Caliri, Domenico Chiofalo, Carmelo Giambò, Pietro Nicola Mazzagatti, Aurelio Micale. Ad ognuno, per il ruolo ricoperto, viene contestato il concorso in complessivi 18 omicidi e un tentato omicidio.

L'articolo completo nell'edizione odierna di Messina della Gazzetta del Sud.

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