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Festa del Cinema, Frassica applauditissimo: “Vi racconto come ho cominciato...”

Poi svela: “Mi piaceva storpiare le parole e affondare la logica. Ho fatto i cinepanettoni perché c’era pure Sordi”

Ironico come sempre e vero maestro del buonumore, il messinese Nino Frassica, nella masterclass a “Cine Campus” – manifestazione collaterale della Festa del Cinema di Roma – si racconta partendo da lontano, dagli anni della scuola superiore all’Istituto tecnico Antonio Maria Jaci, ove già metteva alla prova la sua indiscussa capacità di mattatore della risata. «Avevo allestito uno spettacolo studentesco, e per raccogliere pubblico dicevo ai compagni che li invitava il preside. Si trattava di sketch e parodie di canzoni e fu appagante più dell’applauso sentire ridere il pubblico». Stimolato dal conduttore Steve Della Casa, Frassica è passato al racconto delle esperienze cinematografiche, facendo alcune riflessioni sulla professione di attore, col suo stile inconfondibile, tra “humor nonsense” e acutezza nel ritrarre situazioni e personaggi al limite del ridicolo, quelli che in cui tutti ci imbattiamo nella vita di tutti i giorni.

Il vernacolo siciliano

Un umorismo che fa perno sul vernacolo siciliano per sottolineare tipi e circostanze, e che lo ha sempre contraddistinto, dagli esordi nel teatro amatoriale nel 1970, fino alle esperienze sul grande schermo. Cita “Il bi e il ba” di Maurizio Nichetti, di cui è stata riproposta una scena molto significativa, in cui un giovane Nino mostrava già la sua cifra stilistica. «Storpiavo le parole per rovinare l’italiano e la logica – ha detto – mi piacevano le situazioni paralogiche come quelle di Ionesco. Infatti la compagnia si chiamava “I cantatori pelosi figli della cantatrice calva”. Nel terzo spettacolo ho voluto fare una truffa vera, perché ai tempi de “Il Padrino” abbiamo allestito una pièce dal titolo “I Padrini” che non c’entrava nulla con Coppola. Riuscimmo a vendere biglietti a iosa e coprire le spese»

La tv ei cinepanettoni

Al grande successo televisivo con “Quelli della notte” seguirono altri titoli, tra cui “Mortacci” di Sergio Citti e i cinepanettoni degli anni 90, primo tra tutti “Vacanze di Natale 91” di Enrico Oldoini. «All’inizio rifiutavo quei film perché non mi piacevano – ha specificato –. Ma poi, vedendo che nel capitolo del 90 c’era Abatantuono e sapendo che Sordi avrebbe recitato nel successivo, ho pensato che se lo faceva lui che era un grande, avrei potuto farlo io che non ero nessuno».
Ma il cinema per un attore comico può risultare piuttosto limitativo rispetto alla voglia di spaziare e improvvisare, così come la fiction: «Il cinema pone dei paletti; anche se improvviso devo autoncensurarmi perché non posso andare oltre; si può aggiungere qualcosa, ma non di più. In televisione, nel varietà, invece, puoi anche strafare. Spesso quello che non posso fare nel cinema e nelle fiction lo porto in tv. Nel mio genere soprattutto è possibile sperimentare, come accade da Fazio. Lui non sa mai niente di quello che andrò a fare». A proposito di estemporaneità della verve comica, Frassica cita il grande Totò: «Non so cosa potrebbe fare un grande come lui nelle commedie di oggi. All’epoca dei suoi film contava più quello che faceva lui che i contenuti, in verità piuttosto modesti. La critica infatti stroncava le storie, non lui, che innalzava sempre il livello».

“School of Mafia”

Immancabile anche uno sguardo sulla sua ultima fatica “School of Mafia”, dove interpreta il boss Don Turi ‘u Appicciaturi: «In questo film abbiamo ripreso il filone parodistico di “Tano da morire” di Roberta Torre per far vedere, dopo tanti film e fiction che rendevano affascinanti i mafiosi, che in realtà i malavitosi sono ignoranti e stupidi e fanno una vita tutt’altro che brillante. Basta pensare che Provenzano durante la latitanza ha dormito per anni vestito per essere pronto a scappare!». Ma la comicità ha anche un risvolto drammatico: «Un comico può interpretare anche ruoli drammatici; la recitazione può essere drammatica e riuscire bene, anche quando si fa comicità».

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