Non sarà un cartello posto su un nastro bianco e rosso a risolvere il problema ma, quantomeno, è un segnale forte quello arrivato stamani. Gli agenti della sezione di Pg della Guardia Costiera hanno fatto irruzione lungo quello che molti messinesi avevano iniziato a sognare come il più bel lungomare del mondo. Le premesse, infatti, sembravano esserci sei/sette anni fa. La demolizione dei primi manufatti, lo sgombero di vere e proprie favelas lasciavano intravedere uno scorcio di Stretto che da queste parti era negato da decenni. Ma di seguito, non solo si è fermato tutto, ma lo stato di abbandono ha di fatto favorito l'azione di quelli che invece vogliono che, questo tratto di territorio, sia la pattumiera di Messina. Il nostro giornale ha continuato in questi anni a portare avanti battaglie mettendo in risalto il degrado che di giorno in giorno viene alimentato senza che nessuno intervenga. E' arrivato il momento di invertire la rotta, e chi, se non gli uomini delle guardia Costiera, potevano farlo. Sono Regione e Comune a dover adesso predisporre e far rispettare, una volta per tutte, la destinazione d'uso dell'area e la salvaguardia della stessa. La governance siciliana degli ultimi 5 anni è risultata “non pervenuta” da queste parti malgrado le promesse anche di assessori messinesi. L'amministrazione locale, a parte l'iter realizzativo della nuova Via Don Blasco, non ha mostrato molto interesse su questa superficie degradata. Il bilancio negativo di Regione e Palazzo Zanca è fi troppo evidente.
Non è possibile che vi siano aziende che operano malgrado le concessioni demaniali siano scadute da anni o, peggio ancora, abbiano violato i sigilli apposti dall'autorità giudiziaria proseguendo l'attività. Non è possibile che restino impuniti tutti quelli che in quest'area vengono a scaricare di tutto, anche materiale nocivo come l'amianto, non bastasse quello che regna da decenni sui tetti dei manufatti. Quello odierno può essere un nuovo punto di partenza. Le carte degli agenti di Pg sono finite in procura. Questo scorcio di paradiso terrestre non può e non deve continuare a lungo ad essere sommerso dal degrado.
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