MESSINA
Irriverente e provocante, dissacrante e piacevolmente scioccante. Una personalità forte che si è imposta con una carica esplosiva sul panorama del fashion, celebrato da dive come Madonna, Beyoncé e MIA, ed è stata letteralmente catapultata nell’olimpo della moda. E adesso anche l’approdo nel mondo della grande musica lirica con la realizzazione dei costumi della “Turandot” che ha aperto il Festival Puccini di Torre del Lago il 14 luglio, per la regia di Alfonso Signorini e la direzione del maestro Alberto Veronesi.
Fausto Puglisi si presenta così al mondo, adrenalinico e passionale come la sua terra: la Sicilia. Nato nel 1976 a Messina, muove i suoi primi e importanti passi tra Messina e Los Angeles, passando per New York: «Per me gli Stati Uniti sono il mio buon ritiro, rappresentano l’avanguardia e la modernità, come se fossero un universo tagliato con una lama», spiega Puglisi.
Realizza immediatamente il “sogno americano”, e incontri importanti come quello con la fashion stylist Patti Wilson lo indirizzano nella strada del successo. Non passa molto tempo e Fausto vola prima a Dallas e poi a Los Angeles, vende i suoi primi capi da Maxfild e viene notato da star come Jennifer Lopez e Kylie Minogue. Ma il vero trampolino di lancio per lo stilista peloritano fu l’incontro con la costume designer Arianne Phillips che vestì Madonna con molti capi targati Puglisi. Da quel momento fu amore tra Miss Ciccone e Fausto, che lo ha voluto per gli MTV Music Awards. Puglisi ha una personalità eclettica ed elettrica, porta con se il mito e la sacralità della sua terra con la visione cosmopolita di un cittadino del mondo: «La Sicilia per me è tutto quel mix di religione, sacro e pagano, sessualità, erotismo, tradizione, cultura, sottocultura, rispetto per la devozione. Come chiunque ha la fortuna di nascere in Sicilia, ne è orgoglioso e io lo sono, ma in contrapposizione a ciò in me c’è quel desiderio di uscire, di scappare e di raggiungere altri lidi come l’America, che rappresenta l’avanguardia e l’immediato».
Per leggere e carpire i segreti della moda di Fausto bisogna conoscerlo a fondo: «Io unisco il massimalismo siciliano al minimalismo americano». Cosa che permette allo stilista di proporre mode ora romantiche e baroccheggianti e al tempo stesso produzioni dissacranti e aggressive. Non passa inosservata, a livello mondiale, l’esplosione del fenomeno Puglisi. E in Italia dove paradossalmente prima tutti gli chiudevano le porte, proprio Dolce e Gabbana lo vogliono nel progetto Spiga2 dedicato ad i nuovi stilisti: «In Italia Dolce e Gabbana sono le persone che rispetto in assoluto di più, e che non dimenticherò mai. La chance che mi hanno dato è stata enorme, mi hanno dato la possibilità di mostrare la mia creatività facendomi crescere umanamente e professionalmente».
Puglisi sa essere estremamente riconoscente nei confronti di coloro che lo hanno aiutato, ma ci tiene a sottolineare che l’angelo custode della sua vita è proprio lui, assieme alla sua famiglia che lo ha sempre supportato e aiutato. Dopo le porte aperte nel Bel paese dal duo di stilisti siciliani, scoppia il fenomeno Puglisi: «Ogni singolo giorno della mia vita l’ho investito nella crescita e nella fede che tutto ciò potesse diventare realtà. Lo shock c’è stato ma l’ho vissuto in maniera naturale, non improvvisa».
Fausto ha la forza caratteriale e umana per gestire un fenomeno simile, usando le sue energie per incanalarlo e farlo crescere. E riesce ad aprire un negozio a Milano in Via della Spiga n 1 nell’aprile 2016. Il punto vendita ospita una “capsule collection” di capi signature, è inoltre presente e ben accolto in 150 punti vendita nel mondo: «Dietro il sogno e il glamour del mondo della moda c’è tanta abnegazione e sacrificio, tale da permettermi traguardi simili», sottolinea Puglisi. Ad oggi sono tante le persone che ambiscono al mondo della moda ma fermandosi allo scintillio offerto in superficie: «Io consiglio di guardarsi dentro e riconoscere davvero quali sono le proprie possibilità e capacità, il mondo fuori è violento e dietro tutto il glamour c’è tantissimo lavoro, la gestione di un’impresa da coordinare e far crescere. E ci sono i periodi down. Consiglio alle giovani leve di crederci fino in fondo e di osare, studiare molto, viaggiare e non dimenticare le proprie origini, sarà poi la vita a darti le giuste risposte».
Ed è alle proprie origini che Fausto costantemente torna per la produzione delle sue sfilate, ma se questo patriottismo peloritano lo accompagna sempre, perché in una delle sue ultime sfilate sceglie Gomorra, la camorra e Napoli? Puglisi si sa ama sorprendere sempre: «Io sono innamorato di Napoli, è una città estremamente moderna in un contesto come quello italiano. Io adoro i contrasti e Napoli ne è ricchissima. La gente a Napoli si barcamena tra la camorra e i sogni. Il dialetto napoletano è musica, dal venditore ambulante al poeta. Io non sono nessuno per giudicare il contesto sociale deviante, e nella mia sfilata io non parlo di etica ma di estetica».
Puglisi sceglie Cristina Donadio, la protagonista di Gomorra nel ruolo di Scianel, per interpretare pienamente il suo stile: «Perché è una donna forte, e in una società dove la donna è costretta a vestire il ruolo di brava madre, ligia al dovere, ho voluto dare alla donna una dimensione feroce ma libera, violenta ma regale, e non una donna sottomessa al marito, impaurita dal mondo e senza direzione».
Per Puglisi Gomorra, camorra e Napoli risultano un esperimento di avanguardia nel panorama televisivo italiano, contemporaneo e internazionale. Un’estetica che coinvolge e che gode di una personalità forte. E si contrappone alla tendenza attuale: «Oggi sembra che sia un peccato mortale parlare di tutto. I geni del passato come Antonioni, Pasolini, Rossellini, non avevano problemi a trattare il politicamente scorretto mostrando travestiti e prostitute. Oggi ci troviamo ad avere l’imposizione dell’etica e della morale in un contesto dove il selvaggio e l’anarchia regnano. Probabilmente viviamo in uno dei periodi più amorali e ipocriti mai esistiti. Preferisco – conclude Puglisi - l’estetica deviante di Gomorra all’estetica del nulla e del finto».
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