Attimi di grande apprensione ieri intorno alle 17.30 quando sul terrazzo di Palazzo Piacentini il 40enne imprenditore Giuseppe Triolo, originario di Castroreale, che ieri era coinvolto in un processo, si è affacciato dall’impalcatura che circonda il “palazzaccio” per i lavori di ristrutturazione, minacciando di gettarsi di sotto se non si fosse fatta, a suo dire, giustizia. Momenti veramente concitati e dramamtici, soltanto dopo una lunga “parlamentazione” Triolo ha desistito.
Era veramente disperato. Si era piazzato in un angolo e non faceva avvicinare nessuno, tutti erano costretti a parlargli a distanza. La sua storia è legata al procedimento “Gotha” sulla famiglia mafiosa barcellonese, per il quale ha subito il sequestro della sua azienda, la “Tg Trapsorti srl”, e pure una condanna in primo grado piuttosto pesante, a 8 anni per concorso esterno all’associazione mafiosa. Ma ieri, in appello, proprio da questo reato è stato assolto completamente e rimesso in libertà, quindi i giudici hanno riconosciuto che non ha mai avuto niente a che fare con la mafia. Gli è rimasta però addosso una pena di 3 anni per intestazione fittizia di beni, una vicenda in cui sono stati coinvolti anche Carmelo Giambò, vecchia conoscenza della “Gotha”, e la moglie di quest’ultimo, Giusi Lina Perdichizzi. Che però ieri in appello è stata assolta da tutte le accuse, mentre per Giambò è rimasta in piedi una condanna a 3 anni e 9 mesi. I due sono stati assistiti ieri dagli avvocati Pinuccio Calabrò e Paolo Pino.
Triolo ieri è evidentemente arrivato al culmine dell’esasperazione perché con la condanna residuale a tre anni i giudici hanno confermato il sequestro della sua azienda. Non ci ha visto più ed è salito sul tetto della Palagiustizia gridando che sarebbe volato sotto perché ormai era disperato, non aveva un centesimo dopo aver lavorato onestamente per una vita con i camion della sua famiglia.
Non è stato facile convincerlo. I primi ad arrivare oltre ai carabinieri del Nucleo tribunali e del Radiomobile sono stati il suo difensore, l’avvocato Giuseppe Lo Presti, il sostituto della Dda Angelo Cavallo, uno dei magistrati che si occupa da anni dell’operazione “Gotha”, e alcuni carabinieri del Ros, anche loro impegnati da anni con la “Gotha”. Ovvero persone che conoscono molto bene Triolo. È cominciato così un lungo, lunghissimo dialogo con l’autotrasportatore di Castroreale, mentre sotto, nella piazza, la gente ha cominciato a radunarsi per vedere come finiva, guardando verso l’alto, quell’uomo disperato che gridava a squarciagola accanto ai quattro cavalli della Giustizia. Solo intorno alle otto di sera, Triolo, ha desistito dal suo proposito. Per fortuna, forse, avrà pensato in un lampo a sua figlia, che ha bisogno di lui. (n.a.)
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