Si sono sentiti, nitidi, i gabbiani. Quando la bara di Rebecca Lazzarini è uscita dal portale del Duomo, il silenzio, da totale che era, si è fatto talmente assoluto da risuonare assordante. Un silenzio intriso del dolore di una città intera, irreale come la morte portata dall’auto killer che martedì scorso sul ciglio della strada statale, a Mili, ha falciato la vita della studentessa del Seguenza.
Così ieri pomeriggio subito dopo i funerali che hanno richiamato tremila persone, sul sagrato si è udita la voce degli uccelli del mare, mai parsa così triste. Poi, il silenzio è stato infranto dai singhiozzi delle amiche, come protesi invano a fermare in cielo il volo dei palloncini. Mentre la bara bianca veniva adagiata nell’auto pronta a partire per il cimitero di Pezzolo, lo strazio inchiodava il papà e la mamma di Rebecca, Pierluigi Lazzarini e Maria Carbone, il fratellino Alberto. Un pellicciotto al collo contro il freddo, lo sguardo alto da ometto, le mani del papà strette sulle spalle per dargli coraggio. Quelle stesse mani forti cui la vita di Rebecca è stata strappata dall’auto killer senza dargli la possibilità di salvarla.
Non le dimenticheranno, diverse generazioni di messinesi, le esequie di Rebecca Lazzarini celebratesi al Duomo. La sua morte crudele e la dolcezza della sua persona hanno richiamato, assieme al popolo di Pezzolo, altre duemila persone di tante altre realtà. Il Liceo Seguenza, a partire dalla I B Linguistico, gli amici dell’estate a Gaimpilieri marina e l’intero pool della scuola di danza, i compagni del Trinity College.
Il parroco di Pezzolo, padre Giovanni Tomaso, nell’omelia, ha posto l’interrogativo lancinante cui si cerca invano una risposta terrena: «Perché proprio alla nostra sorellina Rebecca? Di lei continuiamo ad apprezzare qualità e doni che andavano germogliando, sbocciando ogni giorno. Io la ricordo così attenta e partecipe, prepararsi alla festa della sua prima Comunione, distinguendosi e quasi ergendosi tra gli altri col solo suo sorriso. Chissà per quanto tempo – ha detto ai familiari – la piangerete nel silenzio del vostro animo». Unica possibile consolazione «la fede che ci fa andare avanti, la convinzione che la giovinezza di Rebecca sia già rifiorita accanto a Dio». Ma il sacerdote non ha dimenticato le cause e le modalità della morte di Rebecca: «Non v’è dubbio che la legge sull’omicidio stradale, a lungo discussa e attesa, più aspra per i colpevoli e più giusta per gli innocenti, sia nata male, perché è nata troppo tardi». Tante le lacrime discese durante la lettura della preghiera scritta da Giovanna Basile a nome della famiglia: «Alziamo gli occhi al cielo ma non più per chiedere. Se fissiamo lo sguardo in alto, scorgeremo Rebecca sorridente, nelle pupille degli occhi di Dio». Alla Vergine: «O Mamma Celeste, accogli tra le tue braccia tenere la nostra figlioletta. Lei ha ancora bisogno di baci e coccole. Guarda misericordiosa questi genitori che hanno perso la loro amata figlia, dà loro la forza e la speranza che hai avuto Tu quando piangevi sotto la Croce»