Messina

Venerdì 22 Novembre 2024

Un inedito Giovanni Pascoli in tv: il "Narratore dell'avvenire" che visse a Messina

La cifra è forse nel titolo dello splendido docufilm andato in onda ieri sera su Rai5, pagine tv del nuovo e inedito Giovanni Pascoli, che ha centellinato ancora una volta la sua grandezza. Finalmente gettando nell’ombra o attualizzando i letterari calcificati e troppo banali luoghi comuni del cinguettìo e delle ranelle, del “fanciullino” e della cavallina storna, come mnemoniche reminiscenze troppo scolastiche, superfetazioni letterarie che per la verità gli addetti ai lavori hanno sempre bandito. Il docufilm del regista imolese Mauro Bartoli, magistralmente scandito tra passato e futuro, luoghi e stanze dell’anima, s’intitola, prendendo spunto dallo stesso poeta, “Narratore dell’avvenire”. Ed ecco il punto: sapete voi dove Pascoli si definì tale? A Messina... Ecco, a Messina. E che un docufilm girato nei suoi luoghi elettivi prenda spunto per il titolo dal suo periodo siciliano è emblematicamente fondamentale per comprendere quanto ha inciso, nella sua vita, il lungo periodo che trascorse guardando lo Stretto nel balcone della “bella vista” di palazzo Sturiale, a Largo Risorgimento. A Messina. In fondo, ad osservarla bene, è una piccola vittoria per chi in città ormai da un decennio si batte perché quel luogo diventi una casa-museo. Mai ci stancheremo di scrivere che in quei suoi cinque anni messinesi, dal 1898 al 1903, Giovanni Pascoli insegnò Letteratura Latina nella nostra Università. In quel periodo riuscì finalmente a completare i “Poemetti” e i “Canti di Castelvecchio” e scrisse alcune tra le sue più celebri liriche come “L’aquilone”, e “Le ciaramelle”, si dedicò intensamente anche ai saggi danteschi. Nel centenario della sua morte, avvenuta il 6 aprile del 1912, in tutta Italia è stata celebrata la sua memoria, ma in questo nostro “posto” peloritano non rimane nulla del suo passaggio, se non una targa all’ingresso del palazzo dove abitò in seconda battuta, oggi splendidamente restaurato, che oltretutto è una delle rare testimonianze pre-terremoto di Messina. È l’ennesima nostra occasione perduta, in quella casa, lo ribadiamo, si potrebbe per esempio realizzare un museo permanente con fondi pubblici. Ogni tanto, un fascio di luce incantata ha illuminato la casa messinese di Largo Risorgimento per alcune manifestazioni o reading dei suoi versi, con tutta la caparbietà di un gruppo di sostenitori del progetto casa-museo, ma ha illuminato anche l’eterna miopia di una città che ha fatto diventare praticamente “inesistente” questo alloggio, e non è stata capace negli anni di trasformare quell’amata magione di versi in un vero e proprio luogo di visita. A Messina c’è da anni il Comitato “Salviamo Casa Pascoli”, nato in città per iniziativa dei professori Piero Chillè e Josè Gambino, che meriterebbe certamente più attenzione. Pascoli scrisse all’indomani del terremoto del 1908: «Una potenza nascosta d’onde ha annullato qui tanta storia, tanta bellezza, tanta grandezza. Ma ne è rimasta come l’orma nel cielo, come l’eco nel mare. Qui dove è quasi distrutta la storia, resta la poesia». Lì, in quella casa, Pascoli scrisse d’aver trascorso «i cinque anni migliori e più operosi, più lieti, più raccolti, più sorridenti di armonie della mia vita». Di recente il governo Musumeci ha approvato l’istituzione della “Rete delle Case Museo della Sicilia”. Un’iniziativa che unirà tutte le strutture museali esistenti che sono collegate alla storia di personaggi illustri nati nell’Isola o che qui hanno operato. Un filo unico che va da Verga a Capuana, da Bellini a Quasimodo, da Pirandello a Franca Florio e che raccoglie, nelle stanze di piccoli e preziosi musei, momenti di vita cristallizzati nel tempo. A Messina si potrebbe rispolverare il progetto che riguarda Giovanni Pascoli. C’è tanto materiale in città per riempire di contenuti uno degli alloggi di Largo Risorgimento, sia tra dotazioni private che pubbliche, anche la nostra Università ha acquistato di recente parecchie lettere inedite del poeta. Confidiamo nell’assessore regionale ai Beni Culturali Alberto Samonà, per vedere realizzato un progetto cullato per anni da un gruppo di... pensatori folli.

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