
«Per me è un privilegio allenare il Messina, in cinque minuti ho trovato l’accordo, la missione è salvare la squadra che rappresenta una città di grande prestigio nel calcio italiano»: con queste parole Sergio Banchieri si è presentato ieri alla città e alla tifoseria. «Volevo allenare in un posto come questo, con una tradizione calcistica così importante e in uno stadio tanto bello - ha proseguito il tecnico -. Il Messina lo ammiravo da piccolo, dai tempi di Franco Scoglio o Totò Schillaci, gente che ha fatto la storia del calcio italiano, grazie anche al fatto di essere cresciuti qui. La tradizione conta, e, per questo, non ho preso in considerazione altre chiamate».
Per accettare di lavorare sullo Stretto, ha rescisso un contratto che gli avrebbe assicurato uno stipendio sino a giugno 2026, accettandone uno per pochi mesi: «Dobbiamo salvarci, tutto il resto verrà dopo e magari sarà pure più bello e sereno ragionare sul futuro. Ma non è questo il momento - ha spiegato -. Ho avuto questa occasione e sono stato felicissimo di accoglierla. Ho ricevuto la telefonata del presidente Alaimo col direttore Roma che mi trovavo a scuola da mia figlia, poche ore dopo ero già in aeroporto, dopo avere chiuso le parentesi passate. Non mi vergogno a dire sia stato quello il giorno più felice degli ultimi 15 anni. ».
Aspetti tattici importanti, Banchieri chiarisce le sue idee e il concordato col club, ma con delle precisazioni: «Innanzitutto, dobbiamo crederci, lavorerò principalmente sulla testa dei ragazzi per trasmettere a tutti loro la mia convinzione di riuscire in questa impresa sportiva. Poi, senza piaggeria, ma servirà l’aiuto di tutte le componenti, oltre al club anche la stampa, i tifosi, che so essere particolarmente vicini alle sorti della loro maglia. Sul modulo tattico, non mi è mai piaciuto legarmi a numeri, preferisco parlare delle caratteristiche dei singoli trasferite al collettivo. A Novara, dove siamo riusciti ad arrivare a una semifinale playoff qualche stagione fa, applicavamo il 4-3-2-1 ma perché avevo uomini con determinate peculiarità. Qui potremmo anche avere questo riferimento di massima, partendo dal presupposto che i tre attaccanti giochino vicini tra di loro e, soprattutto, si abbia l’atteggiamento giusto in ogni partita».
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