Miracolo doveva essere. E miracolo è stato! Un’onda emotiva crescente, travolgente, quasi irrealistica: un po’ come quei colpi - amati soprattutto dai “federariani” - che ti fanno strabuzzare gli occhi, emettere un gemito che ti fa guardar male dalla moglie che irrompe in salotto, e lanciare per aria i pop corn che stai mangiando sul divano, come meravigliosamente tratteggiato dall’immenso Foster Wallace. Un crescendo di gioia che, con lo scudetto sul petto ormai, fa emergere un sentimento oltre ogni altro: l’orgoglio. Perché la Messina tennistica è stata portata sul tetto d’Italia da due straordinari ragazzi messinesi, Fausto e Giorgio Tabacco (ordine alfabetico e anagrafico, sia chiaro), cresciuti sui campi del “Tennis e Vela”, alimentati dall’amore composto di papà Luigi e mamma Carmelina (ieri a Torino, elegantissima, c’era anche la nonna paterna); sostenuti sin da piccolissimi dai Direttivi che si sono succeduti alla guida del Circolo, dall’affetto dei soci, chiamati a far quadrato - anche economico - per scalare le categorie fino alla Serie A1, da giocare con la “gioventù dorata” di un vivaio fatto in casa. Giorgio e Fausto - alle loro spalle stanno venendo su altri preziosi profili -, preso il testimone da Melzer e Ocleppo per un doppio che ci ha riportato in gara, hanno regalato due prestazioni sontuose per quanto diverse nella loro evoluzione. Il primo doppio (sesto match) contro Vanni e Gigante vietato ai deboli di cuore. La forza della volontà, fors’anche la beata incoscienza della gioventù che ti fa emergere dall’inferno agonistico. Un capolavoro che ha messo a repentaglio le coronarie, con Giorgio autentico trascinatore. Il match di spareggio, con Messina a questo punto niente affatto sfavorita, contro Vanni e Serafini è stata una cavalcata trionfale. Fino all’apoteosi regalata da una volée tremebonda di Fausto attaccato alla rete: un segno del destino che si conclama. Lo scudetto conquistato dal Circolo del Tennis e della Vela è la chiusura di un cerchio tenuto insieme dai puntini del sacrificio, della competenza degli staff tecnico e dirigenziale, dell’ambizione che trova varchi per superare anche gli ostacoli più alti e approdare al successo. Che questo sia stato ottenuto con due giovani messinesi - ma le due prestazioni di Melzer e quella in doppio fornita da Ocleppo sono state straordinarie - è fantastico. Piace, infine, che il vessillo sventolato sul terreno di gioco fosse semplicemente giallo e rosso, con su scritto “Messina”. L’ace dell’eleganza.