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Al Messina rimane l’ultima chiamata salvezza

La deludente prestazione dei giallorossi ad Agropoli pone in salita la strada verso la salvezza. Va subito resettata l’andata dei playout. Al “Franco Scoglio” non si potrà sbagliare

Il Messina è all'ultima chiamata. Dopo sabato prossimo non ve ne saranno altre. L'imperativo è vincere e anche in questo senso non ci sono scorciatoie. Il ko in casa di una Gelbison che non otteneva bottino pieno interno dallo scorso 21 gennaio, ha tolto ai biancoscudati la possibilità di giostrarsi sfruttando il doppio risultato. Ma soprattutto ha ulteriormente evidenziato lo stato psico-fisico di un’Acr giunta al rush finale di questo torneo a corto di energie. Nella marcia d’avvicinamento alla sfida del “Franco Scoglio” andranno ricaricate le batterie, fino all’ultima “tacca” per spuntarla. Allenandosi in settimana come se si affrontasse una finale di Champions, lasciando fuori dallo spogliatoio ogni attrito e frustrazione, comprendendo davvero così significhi la salvaguardia della categoria per questa piazza. Le chiacchiere (ne sono state fatte tante, troppe) stanno a zero, ora più che mai contano solo i fatti.
Ad Agropoli l’atteggiamento della squadra ha deluso. Troppo attendista, rinunciatario. Strategia simile a quella che non aveva prodotto nulla di buono a Taranto nella curva finale della stagione regolare, provando a tenere botta e magari colpire in contropiede. Ma di occasioni da rete, al “Guariglia”, se ne sono viste ben poche. I campani hanno avuto prevalentemente in mano il pallino del gioco, i siciliani hanno accettato questo copione e sono stati puniti in pieno recupero, pagando una lettura difensiva errata. Paradossale se si pensa che dietro in quel momento si stava con una linea a cinque, peraltro composta da tutti centrali. Il disallineamento tra Ferrara e Baldè ha permesso a Tumminello di colpire, su palla prolungata da Iuliano. Due innesti dalla panchina che hanno premiato la voglia di Galderisi di vincere, provando anche a cambiare le carte in tavola durante il match. Mentre dall’altra parte si varava la tattica della copertura a oltranza.
Chanche da gol, per il Messina, inferiori alle dita di una mano. Sullo sviluppo della manovra ha inciso l’assenza di Mallamo, unico in mediana capace di dettare i tempi e creare geometrie. Si spera di recuperarlo per il ritorno, anche se le sue condizioni invitano alla cautela. In ogni caso non si può associare al forfait di un atleta (peraltro under), per quanto unico a livello di caratteristiche, il rendimento insufficiente della squadra. Anche perché sono diversi i calciatori in rosa che paiono lontani dalla condizione migliore. Mentale più che fisica. Forse pesano i mesi logoranti vissuti, per il lungo inseguimento ma non solo. Al di là di tutto, al “Franco Scoglio” dovrà essere tutta un’altra storia, sul piano emotivo prima che tecnico e tattico. Scacciare via paure e insicurezze. Comportarsi da uomini prima ancora che da calciatori. Cosa non va pare evidente, cosa c’è da fare anche. Lo si faccia, senza scusanti e distrazioni. Dai prossimi novanta minuti passa l'epilogo: nuovo miracolo o fallimento totale.
La spinta del pubblico di sicuro potrà dare una mano. Non ci saranno iniziative societarie particolari perché l’organizzazione dell’evento è affidata interamente alla Lega Pro. Ma servirà stimolare, in ogni forma possibile, trasportare quanta più gente possibile allo stadio, far comprendere a tutti quanto sia importante il patrimonio della Serie C. Per la città e non esclusivamente per gli intramontabili innamorati. I 700 spettatori peloritani che hanno assistito alla debacle dell’andata dimostrano che la fiamma, sotto sotto, arde. Servirà uno sforzo ulteriore, fare la propria parte, perché è una gara da vincere tutti insieme. Ad ogni costo.

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