La classifica parla chiaro, penultimo posto in classifica in condominio con l'Andria per il Messina. I numeri non mentono e dicono appena 12 punti in 15 partite, con la terza sconfitta consecutiva maturata a Latina, la nona stagionale (i peloritani sono i più battuti del Girone C, proprio assieme alla Fidelis prossimo avversario). Dopo il ko arrivato al “Francioni” la tifoseria è in subbuglio, chiede una reazione forte anche a costo di arrivare a decisioni drastiche. Nella trasferta laziale, ancora una volta, gli episodi hanno voltato le spalle ai biancoscudati, puniti dal rigore di Carletti che ha regalato i tre punti a un avversario che si è dimostrato assolutamente alla portata, scoprendosi raramente, colpendo all'occasione, controllando seppur con qualche affanno nella ripresa. Il Messina ha cercato di buttare il cuore oltre l'ostacolo, provando a cambiare interpreti e moduli, passando alla difesa a quattro ed elevando al massimo l'atteggiamento offensivo. Non è bastato, per mancanza di qualità e lucidità, per il resto ci ha pensato l'estremo difensore avversario Cardinali. Capuano ha difeso i suoi, per atteggiamento e impegno, che nessuno contesta ma che evidentemente a oggi sono insufficienti.
Le ultime prestazioni, al netto di assenze e allarme Covid, hanno evidenziato (anzi forse ulteriormente accentuato) limiti che sono intrinsechi nell'intelaiatura. Già affiorati con Sullo, quando l'approccio al match era decisamente più offensivo, e riemersi anche con Capuano, con la squadra che cerca più la compattezza e la manovra di rimessa. Errori elementari, personalità a intermittenza, calciatori probabilmente non pienamente compatibili col modulo. Mancanza di qualità e alternative. L'attuale tecnico non ha mai cercato alibi, relativamente alle assenze o alle lacune d'organico, però evidentemente un peso ce l'hanno. Aspettare la riapertura del mercato per intervenire, rinforzare la truppa, calibrare pedine con scacchiera, aggiungere esperienza a gioventù, è di certo l'arma più attesa e potenzialmente più risolutiva in canna. Gennaio, però, è ancora lontano e intervenire tra così tante settimane potrebbe essere troppo tardi.
Sul banco degli imputati è finita particolarmente la dirigenza. Per la valutazione, anzi per certi versi sopravvalutazione di alcuni elementi che hanno deluso le aspettative, al netto delle innumerevoli attenuanti. Ma anche per la scelta di Sullo prima e di Capuano poi: non per i profili in sé ma piuttosto per il distacco tra approccio e idee di gioco rispetto al materiale “umano” a disposizione. La partenza estiva in ritardo clamoroso ha di certo inciso, così come il budget ridotto e “spalmato”, ma ora bisogna in qualsiasi modo cambiare rotta per evitare il peggio. Tornando innanzitutto a vincere, con ogni mezzo, per evitare che un momento nero diventi una crisi nerissima.
Per il momento il presidente Pietro Sciotto resta in silenzio, preferendo riflessione ed equilibrio a quell'istinto che spesso in passato lo ha tradito portandolo a sbandare. Di certo all'orizzonte c'è quella che è un'autentica finale, con la Fidelis Andria domenica prossima. Chiamarla scontro diretto sarebbe riduttivo. Oggi non è probabilmente ancora l'ora dei processi sommari, anzi vanno evitati per permettere al gruppo di preparare la sfida con concentrazione e serenità. Cercando dentro, le risposte che fuori non sono ancora arrivate. Se lo augurano tutti coloro che tengono davvero alla maglia.
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