La direzione è quella giusta. Il comandante Capuano indica la strada, il Messina lo segue alla lettera e si gode la seconda vittoria da quando il vulcanico allenatore di Pescopagano ha preso in eredità il posto di Sullo. I tre punti col Campobasso sono oro colato per una squadra che cresce con sacrificio e umiltà. Serviva una prova di grande maturità contro i molisani e i biancoscudati si sono superati, offrendo la migliore prova dell'attuale gestione tecnica e mantenendo per la terza volta stagionale - la seconda consecutiva al “Franco Scoglio” - la porta inviolata; non è un dettaglio di poco conto. Capuano la studia bene e la vince con le armi della pazienza e dell'opportunismo. Bravo il Messina a non far giocare il Campobasso, ad aspettare il suo momento, a giocare di squadra e a piazzare la zampata vincente con il suo uomo più talentuoso, quell'Andrea Adorante già arrivato a quota 5 centri. Senza la conclusione del ragazzo di proprietà del Parma - e, ovviamente, la compartecipazione di Raccichini - sarebbe stata durissima per il Messina aprire varchi nella difesa a quattro di Cudini anche in relazione all'infortunio occorso a Vukusic e alla giornata non particolarmente brillante di Balde. Quell'attimo premia una squadra finalmente apparsa consapevole del proprio bagaglio. La difesa ha alzato il muro soffrendo solo nel finale, quando i remi erano già in barca. Celic sta trovando la migliore condizione e i suo progressi sono gli stessi di un reparto più affidabile rispetto al recente passato. Le ultime tre partite parlano di due “cleen sheet” e di una disattenzione, quella di Castellammare, pagata a carissimo prezzo. E domenica ci ha messo del suo anche Lewandowski respingendo con sicurezza i tentativi dei rossoblù di rientrare in partita. Sarebbero stati affanni veri, ma questa squadra ha imparato a soffrire e a essere anche concreta. Lo dimostrano i numeri: due tiri, due gol; cosa chiedere di più? Capuano non è tipo che si esalta per una vittoria - sono già due in quattro match - ma i ragazzi lo seguono e il campo parla di una squadra trasformata, anche sotto l'aspetto mentale. L'avversario di domenica non era di primo rango, ma il centrocampo ha giganteggiato trascinato da un Damian che c'è stato anche nei momenti più spigolosi del match. Se il play ha girato alla grande è perché tutta la linea ha offerto una prestazione sopra la media. Gli esterni hanno fatto la differenza per un'ora abbondante: assist e scorribande varie per Morelli, e Goncalves protagonista ritrovato con il sigillo del due a zero. Gli interni - chiamiamoli pure intermedi come piace a Eziolino - hanno giganteggiato nella zona in cui il Messina ha vinto la sfida alla lavagna con i molisani; Fofana e Simonetti a tutto campo hanno rappresentato la chiave per arginare il Campobasso, attaccarlo in ogni zona del campo, costringerlo a non giocare. Mezzali più alte e propositive, come ha chiesto Capuano per rivedere il suo 3-5-2 e renderlo più aggressivo, soprattutto in casa, in supporto alle punte. Già, le punte. Adorante non sorprende più: il ragazzo ha colpi e coraggio, appare già smaliziato al punto giusto e il gol contro il Campobasso è il premio alla sua testardaggine. Andrebbe, semmai, assistito meglio e spalleggiato da chi (Vukusic) fatica un po' a offrire il meglio di sé. Ante lotta e apre spazi, ma da lui ci si aspetta i gol che il Messina ha bisogno per tirarsi presto dalla secche della classifica. I biancoscudati sono quartultimi, a -1 dal Monterosi e dalla zona-salvezza; servirebbe un filotto di risultati utili per tirarsi fuori e programmare il futuro con più serenità, ma il calendario oggi non dà una mano alla squadra di Capuano, attesa domenica dal Catanzaro e tra dodici giorni dalla sfida interna contro un Avellino in ritardo.