La vittoria della svolta. Il pianto di gioia a fine partita di Michal Lewandowski è l'immagine-simbolo di una domenica da incorniciare per il Messina. Serviva la vittoria per scacciare le streghe e rilanciarsi in un campionato fin qui troppo severo per la squadra di Sasà Sullo. E i tre punti, pesantissimi perché ottenuti contro una avversario di buona caratura, sono arrivati in coda a una prestazione dalle mille sfaccettature. Le lacrime del portiere polacco rappresentano la dannata voglia dei biancoscudati di superare il periodo difficile. L'esame è stato superato, ma non a pieni voti: ci sarà tempo per crescere, migliorare ed eliminare quei difetti che questo gruppo si trascina dal ritiro precampionato. L'ultimo quarto di gara continua a essere una salita ripida per un Messina che più che in un problema fisico va a sbattere con la paura... di vincere. Quantomeno la squadra, a differenza delle prime tre uscite, stavolta ha evitato la rimonta-beffa. Dopo i due punti lasciati incredibilmente a Pagani, la rimonta subita nel derby col Palermo e l'illusorio vantaggio di Monopoli, ci è mancato poco che la Virtus - anche in 10! - riacciuffasse i biancoscudati. Sarebbe stato troppo per una squadra che, per quanto offerto, avrebbe potuto avere qualche punto in più in classifica. Domenica contava solo rompere il ghiaccio e fare tre passi verso una classifica più serena dopo i rimpianti delle prime giornate. Così è stato, al di là della prestazione “double-face”. È stato un Messina diverso dalle precedenti versioni. Più “cattivo” e in campo, più equilibrato e ragionatore, anche più fortunato se vogliamo.
I guanti della provvidenza
Non ci sarebbe vittoria senza gli straordinari di Lewandowski: parleremmo d'altro se nel primo tempo il portiere non si fosse opposto “face to face” alla grande al tentativo di Maiorino. O se nella ripresa lo stesso ex guardiapali del Teramo non avesse abbassato la saracinesca con alcuni interventi salva-risultato. Senza dimenticare il legno esterno di Ventola, episodio che a metà ripresa avrebbe potuto rappresentare una mazzata per la tenuta mentale dei giallorossi. Stavolta gli episodi hanno premiato una squadra che ha saputo costruirsi la vittoria mattoncino su mattoncino, dimostrando spirito operaio, coraggio, personalità e quell'equilibrio tattico su cui sta lavorando forte il tecnico. Soprattutto il Messina ha dimostrato di essere più squadra rispetto alle precedenti uscite, un fattore fondamentale per un gruppo nato tardi e ancora in continuo assemblaggio.
Vukusic l'uomo in più
Il doppio centravanti è stata più una scelta obbligata che voluta da parte di Sullo. Senza Balde e con Milinkovic ancora senza condizione, con Russo appena recuperato e Fazzi non al meglio, il tecnico aveva due alternative: rinforzare la mediana o azzardare una prima linea “pesante” con l'utilizzo del croato - ancora al 50% e reduce dalla titolarità di Foggia - o di Busatto. Ha prevalso la linea del coraggio e l'audace scelta di Sullo è stata premiata. Vukusic non ha solo firmato un gran gol, peraltro da tre punti; con Adorante ha tenuto sempre alta la squadra, ha combattuto come un leone, difeso una miriade di risultati giocando spesso di sponda e, quindi, favorendo l'ampiezza sulle fasce.
L'attesa sta per finire
Nel Messina in crescita si aspetta solo che tutta la rosa possa essere a disposizione del tecnico. Solo quando tutti gli effettivi (Milukic dietro, Fazzi sulla fascia, soprattutto Milinkovic tra le linee) diranno presente si potrà pesare il reale potenziale della squadra.
La spinta dei mille
Potrà sembrare una frase fatta, ma la spinta del pubblico - un migliaio ma sembravano molti di più - si è fatta sentire nei momenti di maggiore difficoltà, spingendo i protagonisti verso la sospirata vittoria. Loro hanno vinto, il Comune (parcheggi “carissimi” e aree attorno allo stadio piene di spazzatura ed erbacce!) certamente no.
Comunicazione “scoperta”
Giuseppe Praticò ha lasciato ieri l'incarico, dimissioni accettate in serata dal club giallorosso. La società si sta attivando per la sostituzione del bravo giornalista reggino.