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Civilleri: "Messina grande piazza. Gli stimoli li trovi se affronti l’Acr"

Il centrocampista del Licata nei mesi scorsi vicino a vestire il biancoscudato. Sulla capolista: «Partita e arrivata con gli stessi, gruppo solido» A livello personale: «Cinque gol e altrettanti assist, soddisfatto

Marco Civilleri contro Alessio Cristiani

La partita in programma domenica al “Dino Leotta” l'avrebbe potuta giocare con la maglia biancoscudata, se Acr e Licata avessero trovato l'accordo nei primi mesi dell'anno per il suo trasferimento in riva allo Stretto. Per il forte centrocampista Marco Civilleri va bene anche così, seppur avrebbe gradito un'esperienza di prestigio come poteva essere quella in un piazza come Messina: «Sono contento di essere rimasto perché a Licata mi trovo bene, però certo sarebbe stato bello valutare l’ipotesi di giocare in una realtà importante e lottare per vincere il campionato – ha commentato Civilleri su nostra domanda -, Messina è Messina per storia e bacino d’utenza ma non ho rimpianti. Alla fine era giusto iniziare e finire qua quest’anno».

Ma qual è lo spirito con cui il Licata sta affrontando questa fase finale di torneo?
«L’umore è buono, si avvicinano due partite in casa nelle quali finalmente potremo riabbracciare in parte i tifosi dopo un anno di sofferenza. Di certo siamo stanchi, è stata un’annata pesante per tutti. Mentalmente più che fisicamente, perché siamo stati costretti a trascinarci. Poi quando ti giochi poco o trovi le ambizioni dentro te, finire bene o segnare il più possibile, oppure a livello di squadra diventa complicato riuscire a tenere insieme i pezzi. Ad ogni modo ci sono partite e partite. La prossima la giocheremo con la prima, tornerà la gente, gli stimoli ci sono. In altre che abbiamo disputato è stato più complicato».
Il Licata alla vigilia veniva considerata squadra da playoff. Come giudicate la vostra stagione?
«Non abbiamo fatto un buon campionato. Per le potenzialità societarie e di squadra potevamo fare meglio. Almeno giocarcela con Dattilo, Acireale e Gelbison. Abbiamo iniziato il 17 agosto, da quella data siamo rimasti solo io Cannavò, Mazzamuto e Maltese. Disputate cinque partite sino alla sosta di novembre eravamo una squadra, dopo sono arrivati sette giocatori e altrettanti sono andati. A dicembre dopo il Rotonda altri vai e vieni e stessa cosa a marzo. Non è un caso che l’Acr stia facendo così bene, sono partiti e arrivati bene o male con gli stessi. Sono già forti ma in questo modo il gruppo riesce ad amalgamarsi, aggiungendo poi tasselli. Per quanto riguarda me, ho realizzato cinque gol e cinque assist, potevo fare meglio ma anche peggio. Per essere uno score da centrocampista non è male».
In un anno particolare, per tanti motivi...
«Dopo quello che ho vissuto io era doveroso che tornassi, nonostante la scorsa estate avessi avuto delle richieste la priorità era Massimino, glielo dovevo. Con il presidente si sta bene, non sono quante società abbiano preso tutti i soldi, anche di quelle che stanno nelle prime posizioni. Noi siamo decimi e in regola con tutto. Certo a trent’anni devi fare conti non solo economici ma anche di ambizioni, provare a fare qualcosa in più. Vediamo cosa succederà. Però qui sto bene, si sono creati rapporti umani sinceri. Ci è mancato il pubblica, ma è stato un problema di tutti anche se qui a Licata fa la differenza. Ma immagino anche a Messina, dove si sta vincendo, cosa sarebbe stato»

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