Il debutto a 13 anni con la Sfarandina e, con la stessa maglia, il 7 gennaio ha festeggiato 50 anni. Fausto Nibali, attaccante classe 1971, originario di Sfaranda (frazione di Castell’Umberto), ha legato la propria lunga e prestigiosa carriera alla squadra del proprio paese e a tante formazioni della provincia messinese, lasciando sempre un segno, non solo in termini di gol: «Sono in campo da 37 anni. La Sfarandina non si dimentica, non ci sono paragoni, ma ho passato bei momenti anche alla Tiger Brolo, vincendo la Prima categoria, al Due Torri in Eccellenza o al Sinagra in Promozione. Non è andata bene solo all’As Capo d’Orlando di mister Pippo Fichera: abbiamo vinto il torneo di Prima e poi sono andato via».
Non sempre tutto rose e fiori, ovviamente, come questo inatteso stop. Dopo tanti anni sui campi, un virus ha bloccato il calcio: «Non me lo sarei mai aspettato ma purtroppo è successo ed è una situazione molto strana. Continuo comunque ad allenarmi e, anche se non è lo stesso senza partite, non riesco a farne a meno», ha aggiunto Nibali, tra ricordi e qualche rimpianto: «Sono andato in Svizzera per un provino con il Lugano, ma non mi hanno preso. Non ero nessuno, venivo dalla Sfarandina. Poi dovevo provare con il Siracusa di mister Aiello, ma ero appena…"fuiuto"».
Questioni di cuore, ma il calcio non l’ha mai messo da parte e fino a metà ottobre, nell’ultima partita dei biancorossi, è sceso in campo: «Speriamo di riprendere presto, anche se sembra difficile perché i contagi sono in aumento. C’è molta confusione». L’età non conta e Nibali non vede l’ora di tornare a giocare: «Continuo per passione, perché mi piace stare con i ragazzi, misurarmi con i più giovani mi fa sentire giovane. Questa è la mia forza. Mi alleno anche per me stesso, è uno svago». E poi c’è un obiettivo da raggiungere: «La squadra è attrezzata per il salto di categoria. Staff e giocatori sono preparati e l’organico è stato allestito per vincere. Sarebbe un regalo per me e per tutti». La ciliegina sulla torta nella lunga carriera dello “zio” o del “Totti dei Nebrodi”: «Il soprannome “zio” me lo hanno dato a Sinagra – ha raccontato Nibali – ero il più grande ed era una forma di rispetto. Totti è merito di un giornalista ed è tra i miei calciatori preferiti con Del Piero». Obiettivo Promozione, magari per un altro anno in campo, prima di pensare alla panchina: «Ho già il patentino per allenare, ma non la Sfarandina. Prima dovrò fare esperienza altrove».
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