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Viaggio nelle emozioni di Christian Riganò: "Che stagioni a Barcellona e Messina"

Le tappe della carriera del bomber di Lipari, ora allenatore in Toscana

Il gol dell' attaccante del Messina Christian Riganò al Palermo in Serie A
Il gol dell' attaccante del Messina Christian Riganò al Palermo in Serie A

L’Igea Virtus lo rese grande, lui rese grande l’Igea Virtus. Pagine di un passato vincente, la storia di un rapporto speciale. Quando approdò a Barcellona nell’estate del 1998, Christian Riganò era ancora un perfetto sconosciuto. Ciononostante attirò le attenzioni dell’allora tecnico igeano Gaetano Auteri, che lo richiese per abbondare di muscoli e centimetri in attacco. Il resto lo fece il compianto ds Nino Barone, uno dei migliori talent scout di quei tempi. Riganò e l’Igea Virtus. Una storia intensa e appassionante, perché quello che unisce l’ariete eoliano e il club igeano è un fil rouge evidente, un legame a doppio filo, due stagioni nelle quali si condensano gol (32 in 55 presenze contando anche la poule Scudetto di Serie D) e prestazioni. Il primo capitolo della sua avventura nella città del Longano nel 1998/99 in Serie D. Annata che si caratterizza per l’amarezza del lungo testa a testa perso in volata con il Sant’Anastasia. Il riscatto è immediato e si concretizza nel campionato successivo, il primo vinto in carriera da Riganò. L’Igea Virtus è una macchina perfetta e annienta il Potenza nel duello per la C2.

«Sono state due stagioni bellissime – ricorda Riganò, oggi tecnico dei toscani del Fiesole in Prima Categoria – nelle quali si cominciò a conoscere il Riganò calciatore. Purtroppo durante il primo anno subii un infortunio che mi costrinse a saltare gran parte del campionato. Andò meglio nella stagione seguente che dominammo in lungo e in largo. Quell’Igea Virtus era davvero forte. Stravincemmo il torneo totalizzando un numero impressionante di punti». La passione della gente, la presenza costante della dirigenza, l’adrenalina che si impadronisce di ogni centimetro del corpo. Il gol vittoria realizzato contro i lucani nel decisivo scontro diretto del “D’Alcontres” mette ancora oggi i brividi all’attaccante di Lipari. «Fu un’emozione unica. La misi dentro – racconta – raccogliendo un pallone filtrante proveniente dai piedi non ricordo se di Baratto o di Marchese».  “Dio perdona, Riga…no!” era lo slogan emblematico dei tifosi. Quell’Igea Virtus era una galleria d’arte in grado di esporre capolavori sportivi. «C’erano tanti grandi giocatori, a partire da Baratto, con il quale giocavo più vicino. Ma posso citare anche D’Aviri, Bonarrigo e gli esterni Marchese e Montesano».

Dal giallorosso dell’Igea Virtus al biancoscudato del Messina. L’esperienza più significativa ripescata aprendo il cassetto dei ricordi risale all’annata 2006/2007 in Serie A. «Un momento stupendo della mia carriera – dice Riganò – anche se macchiato dalla retrocessione. A livello personale mi confermai su grandi livelli segnando 19 gol in 27 partite. Memorabili le doppiette che misi a segno nei derby contro Reggina e Palermo».  Una parentesi al Levante nella Liga spagnola e tanta Serie A, B e C. Taranto, Empoli, Siena, ma soprattutto Fiorentina, «la squadra che ho nel cuore – sottolinea –. Si partì dalla Serie C2 fino ad arrivare in Serie A. Ebbi anche la soddisfazione, quando non c’era Di Livio, di esserne il capitano». Rivedere tornare Igea Virtus e Messina ai fasti di un tempo è l’auspicio di Riganò, che non ha tagliato il legame affettivo con il territorio: «Le seguo con affetto informandomi sui loro risultati. A Barcellona – afferma - l’Eccellenza sta stretta. Anche Messina merita di più ma le turbolenze societarie ne hanno rallentato a lungo la risalita».

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