Il bando degli stadi può essere una chiave di volta per sperare in un futuro migliore del calcio messinese. La bozza è finalmente pronta. Oltre sei mesi dai primi annunci di Palazzo Zanca per arrivare a un “contratto” che può aprire nuovi orizzonti per il football nostrano. Un malloppo regolamentare che dovrà passare dal voto del Consiglio Comunale prima della pubblicazione che darà l’inizio alla “gara” per l’aggiudicazione della gestione del mastodontico “Franco Scoglio” e del “Celeste”.
Nei giorni scorsi l’Amministrazione comunale ha provveduto a firmare la delibera per l’affidamento pluriennale degli impianti tra cui, ovviamente, il più grande stadio di Sicilia costretto, suo malgrado, a ospitare dal giorno della sua nascita troppo calcio dilettantistico. Uno sperpero di denari senza un ritorno adeguato, ecco perché l’attesa mossa di Palazzo Zanca è la mossa azzeccata che già altre piazza hanno compiuto traendo benefici per il club di riferimento che per i singoli privati cittadini.
Nelle prossime settimane la bozza passerà all’esame del civico consesso e solo dopo il semaforo verde dell’Aula potrà vedere la luce. In ballo tanti interessi e chiaramente lo strumento di una gestione propria dell’impianto può ingolosire tanti investitori disposti a investire sul calcio giallorosso per rilanciarlo come finalmente merita. L’imprenditore Rocco Arena, milanese di sangue messinese, già nei prossimi giorni varcherà la soglia di Palazzo Zanca per un primo approccio con la città, presentando le proprie credenziali al sindaco prima di, eventualmente, intavolare una trattativa con la famiglia Sciotto per l’acquisizione delle quota dell’Associazione Calcio Rilancio.
Non solo Arena, tuttavia, potrebbe essere attratto da un bando che ha già fatto le fortune di altre piazze. A Udine, per esempio, il club friulano ha avuto la gestione del “Friuli”, oggi “Dacia Arena”, per 65 anni e i risultati – l’impianto, rinnovato secondo i migliori standard europei – sono sotto gli occhi di tutti con gli utili strettamente proporzionati anche dalla categoria (l’Udinese è in A, ndr). A Cremona, di recente, la proprietà del club grigiorosso ha avuto l’ok per la gestione dello “Zini”, con un progetto di ammodernamento già pronto, per i prossimi 99 anni.
Un iter che sta seguendo anche il Brescia, lanciato verso il ritorno in Serie A, che ha bisogno di un restyling al vecchio “Rigamonti” che ne aumenti capienza e utili, e anche a San Benedetto del Tronto con il vetusto “Riviera delle Palme”
Messina può accodarsi ad altre realtà italiane con un “contratto” che permetterebbe alla proprietà del Messina o ad altro soggetto – che dovrà, al contempo, presentare un piano di investimenti – di allargare il ventaglio dei servizi da offrire allo stadio e al contempo aprire l’impianto alla cittadinanza, facendo.
Nel bando, infatti, gli spazi commerciali e il merchandising rappresentano un punto forte per il concessionario che potrà “monetizzare” anche attraverso i necessari servizi di ristorazione. Un altro capitolo importante sarà legato alla pubblicità all’interno dello stesso impianto che dovrebbe essere interamente gestita dallo stesso soggetto che si aggiudicherà il bando. Un fattore da non trascurare soprattutto se il prodotto calcio tornerà presto nei palcoscenici più ambiti dalla città e quindi commercialmente più appetibile.
La durata della convenzione non è detto che sarà di 99 anni: lo spazio temporale potrebbe scendere di un terzo (forse 30 anni, con canone annuo che si aggirerebbe sui 10mila euro) non essendoci la volontà di gran parte dei consiglieri comunali di affidare l’impianto a scatola chiusa a X o Y per una durata così lunga. La lunga attesa sta per finire, il “parto” istituzionale ormai prossimo per quella che sarà una grande opportunità per rilanciare il nostro calcio.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia