«Questo matrimonio non s’ha da fare. Né domani, né mai». Uno dei passaggi più celebri de “I promessi sposi” calza a pennello per la paradossale situazione venutasi a creare a Messina. Un allenatore già scelto dalla proprietà e una piazza in subbuglio a manifestare pubblicamente il proprio dissenso nei confronti di chi è stato un’autentica bandiera degli “odiati” cugini della Reggina. Una decisione già presa e ormai prossima all’ufficialità, a meno che il presidente Pietro Sciotto non si armi di buonsenso e riveda, con il neo ds Carmelo Rappoccio, il proprio programma. Una bufera che sui social ha raggiunto l’apice perché il tecnico in pectore dell’Acr rappresenta, nell’immaginario del tifoso medio giallorosso, il “nemico” giurato di tante “battaglie” tra Serie A e B, quel giocatore capace di mettere tutto il popolo messinese d’accordo per alcuni comportamenti – sia nella sua lunga militanza alla Reggina che anche nel breve passaggio al Siena – mai digeriti dagli stessi supporters peloritani. I quali hanno già manifestato, più o meno pubblicamente, di non gradire l’arrivo dell’allenatore di Cariati che sarà un bravo allenatore (e il curriculum lo conferma) ma che non rientra nelle “simpatie” del popolo giallorosso. Ed è un aspetto affatto non trascurabile nei giorni, invece, in cui bisogna costruire, con la compattezza di tutto l’ambiente, un Messina finalmente vincente capace di riconquistare subito il professionismo. Tuttavia, la frattura tra il tifo organizzato giallorosso e la proprietà rischia di diventare insanabile se davvero Cozza, tra oggi e domani, apporrà la firma sul contratto e diventerà ufficialmente il successore di Giacomo Modica. E ieri sera nuovi striscioni anti-Cozza, a firma dei club organizzati giallorossi “Nocs”, “Tf 90” e “Uragano Cep”, sono stati affissi in alcuni punti della città e anche sui cancelli del “Franco Scoglio”. L’ennesimo segnale di una tifoseria il cui rapporto con il presidente Sciotto è ormai ai minimi termini e che rischia di arrivare a un punto di non ritorno.
Ciccio Cozza non è neanche un’idea del patron. A promuovere la sua candidatura è stato Carmelo Rappoccio, amico di vecchia data dell’ex fantasista amaranto. Al neo ds è bastato prospettare al presidente l’idea di costruire una squadra vincente assai simile a quella Sicula Leonzio che due anni fa, proprio sotto la gestione tecnica di Cozza, vinse il campionato di Serie D, per strappare il suo assenso e dare il la al progetto “2.0”. Un progetto che rischia di arenarsi subito per l’opposizione della piazza o, addirittura, di partire in piena bufera con una tifoseria che potrebbe trarre drastiche decisioni, compresa quella dolorosa di non appoggiare più questa Acr.
E il presidente che dice? «La scelta rimane Cozza». Il perché non sia stato ufficializzato è lo stesso Sciotto a chiarirlo: «Prima arrivano i giocatori, poi firma Cozza. Altrimenti rischia di saltare tutto il progetto». Non è escluso, tuttavia, che la proprietà abbia deciso di prendere tempo di fronte a così evidente diniego dei tifosi che in una società di calcio rappresentano una componente importante, se non determinante, per raggiungere i risultati sperati. E partire con una scelta non gradita dalla piazza sarebbe un autogol che la proprietà può ancora evitare di commettere.
Ieri Pietro Sciotto ha provato a guardare avanti pensando al capitolo strutture. Il patron giallorosso ha effettuato un sopralluogo al “XXIV Artiglieria” al cui interno della struttura militare c’è sempre un campo che negli anni d’oro è stato il tradizionale campo d’allenamento del Messina. Con un investimento economico contenuto Sciotto potrebbe chiedere alle autorità militari l’utilizzo della struttura per la prossima stagione. E mentre il pasticcio-Cozza ha acuito i rapporti tra i tifosi e la proprietà, in casa Acr si prova a dirimere anche la matassa-ritiro. Il lavoro estivo della squadra giallorossa potrebbe essere sostenuto in provincia. Nelle ultime ore ha preso quota l’ipotesi Patti: al “Faranda” l’Acr potrebbe lavorare dal 25. Ma serve l’ok del Comune. E quello del nuovo tecnico. Ciccio Cozza, appunto.