Messina

Venerdì 22 Novembre 2024

Valerio Vermiglio si difende «Sono stato colpito alle spalle»

Valerio Vermiglio si difende «Sono stato colpito alle spalle»

Valerio Vermiglio non ci sta a passare per un antisportivo, per un attaccabrighe. C’è la sua storia da difendere, una carriera di successi da non macchiare. E così all’indomani della notizia della sua sospensione dal campionato iraniano dopo una rissa con un giocatore della squadra avversaria nel corso del match tra le prime della classe, il palleggiatore messinese racconta alla “Gazzetta del Sud” la sua verità e lo fa direttamente da Teheran.

«Parto dalla premessa che in Iran ogni partita è una vera “battaglia” di provocazioni – attacca Vermiglio – e vi racconto cosa è successo. Domenica scorsa nello scontro diretto per il primo posto contro Bank Sarmaye le provocazioni nei miei confronti sono arrivate fin dal riscaldamento da parte di 4/5 giocatori della squadra avversaria (tutti nazionali iraniani). Ma ho reagito, preferendo lasciar correre. Gli insulti in italiano ed inglese sono proseguiti nel corso di tutta la partita».

Ma il caos arriva a fine gara e Vermiglio racconta tutto per filo e per segno. «Alcuni giocatori iraniani hanno cominciato a darmi pizzicotti sottorete – prosegue il campione messinese – chiaramente nascondendosi dagli arbitri visto lo sfilare delle squadre nel saluto finale. Ho detto loro di smetterla, scostandoli da me ed ho continuato a scorrere per i saluti. A quel punto è arrivato di gran corsa Mehdi Mahdavi (capitano della squadra avversaria, ndc) sbattendomi in faccia un insulto riguardante mia madre. Alcuni addetti ai lavori mi hanno portato via mentre un altro avversario, Moussavi, mi spingeva la testa “alle spalle” nell’intento di sfottermi. Mi sono girato per dirgli di smettere quando ho sentito un gran colpo alle spalle. Vi posso garantire veramente forte visto che mi ha lesionato i muscoli del retro coscia con contusione e conseguente stop di 3 settimane come da referto medico. Ho visto Mehdi Mahdavi che scappava dopo avermi assestato un gran calcione appena sopra il ginocchio. Scioccato per il gesto scorretto ho guardato il tavolo del supervisor che stava giusto guardando la situazione e che mi ha detto di non far niente perché lui aveva visto tutto. Appena entro in spogliatoio la gamba comincia a farmi molto male. Chiamo il dottore ed i dirigenti che mi consigliano di andare a riferire tutto al tavolo dei responsabili di referto (supervisor), dove mi accompagnano il dottore ed un’altra persona dello staff perché non riesco a camminare. Sono decisamente arrabbiato, mi dicono di compilare una dichiarazione e lo faccio».

Vermiglio continua il racconto. «Subito dopo d’accordo con la società – dice rivivendo quella giornata – mi dirigo in polizia (con i relativi testimoni) per denunciare il fatto. Mentre sono in commissariato arrivano i poliziotti che erano di servizio alla partita, confermando che ero stato aggredito alle spalle e non avevo provocato nessuna rissa. Gli stessi poliziotti mi mandano all’ospedale per accertamenti e dopo 2 giorni di esami sono stato sospeso senza motivo e mi sono ritrovato infortunato per almeno 2 settimane senza potermi nemmeno sedere sul Wc tanto è il dolore e la dimensione dell’ematoma. Questo è il “preciso” svolgimento dei fatti e io non sono un tipo che si nasconde e che non si prende le sue responsabilità. Il resto è storia che si sta scrivendo, ma sono sicuro che questo gesto non resterà impunito».

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