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Ivan Lupò, un pezzo di Stretto di Messina nel Belgio

«La mia prima esperienza lavorativa? A 14 anni quando durante le vacanze estive affiancavo papà come apprendista banconista al bar Maracanà». Radici e ali sono sullo sfondo saldissime come due facce della stessa medaglia. Ivan Lupò, classe 1993, non ha mai dimenticato le sue origini e in Belgio, a Zaventem, cittadina di 30mila abitanti nelle Fiandre, ha creato un angolo di sicilianità con orgoglio.
«Sono messinese di Larderia – racconta –, ho frequentato l'Istituto Antonello, scelta che rifarei e inizialmente mi sono specializzato più nel settore sala e bar. Poi, piano piano , lavorando sul campo, sono entrato con passione e di gran lena nel mondo della cucina».
La scelta di fare bagagli è maturata già in ambito scolastico e grazie a due “stage”, Ivan ha potuto scoprire la vivacità di Londra avendo anche la possibilità di lavorare un anno da Giorgio Locatelli, nella sua “Locanda”, uno dei celeberrimi giudici di “Masterchef Italia”.
«In Belgio – continua – ci sono arrivato perché un mio cugino mi aveva aperto la strada. Per ben 4 anni ho lavorato in un ristorante dove avevamo una media di 350 persone al giorno. Nel 2018 avevo deciso di spostarmi in Australia ma il destino ha scelto per me, considerando che contestualmente è arrivata l' occasione di prendere un locale e lanciare “La Perla”, come ristorante italiano e siciliano . Nel 2024 una nuova scommessa accolta quando ho spostato il mio regno in una “location” più grande e in una posizione più centrale. L'idea di fondo che è stata sempre alla base? Portare sin da subito i sapori siciliani, anche se non nascondo che non è stato semplice educare i palati. Oggi cambio il menù in base alle stagioni, qualche prodotto lo inserisco piano piano e devo dire che la gente comincia a apprezzare». Una ventata di bontà in un luogo che fino a qualche anno fa non conosceva il vero volto della Sicilia più autentica.
«Oggi posso davvero dire – rimarca – che non vi è limite alla fantasia. Propongo calamari ripieni, braciole messinesi, il pescespada in tutti i modi, con la pasta, grigliato, all'eoliana, e ho rivisitato anche la classica “ghiotta”, usando come base il merluzzo. E fioccano i complimenti perché io sto mantenendo un legame diretto con la mia terra. Importo la verdura da giù, le zucchine, la melanzane e i pomodorini provengono rigorosamente dalla Sicilia. Porto anche il primo sale, il pecorino siciliano, il caciocavallo, e la ricotta per il cannolo. E cosa che rivendico con grande orgoglio: sono stato primo importatore della Birra dello Stretto qui in Belgio che cammina molto bene con il “Chiano Conti”, un vino Faro doc prodotto a Messina dalla Tenuta Gatto. Cosa inorgoglisce e ci fa capire che stiamo facendo bene? A breve dopo l'ispezione della Camera di commercio belga, tramite il ministero italiano, riceveremo una targa che certifica la nostra ospitalità “cento per cento italiana”». Nella brigata spiccano tanti messinesi, tre in cucina e tre in sala: «Accanto a me c'è anche la mia ragazza, anche se lei non è messinese – dice Ivan – e si sogna in grande. Un giorno, però, mi piacerebbe tornare a Messina e aprire un' attività sul mare. Vivo in Belgio da 12 anni, da 7 mi sono messo in proprio, ma devo dire che la mia terra non me la tolgo dalla testa e dal cuore».
E per i ragazzi il consiglio si racchiude nel verbo “esplorare”: «Senza dubbio – conclude Ivan – bisogna avere un progetto alla base e crederci sempre anche se questo alle nostre latitudini non si può realizzare. Un bagaglio fuori comunque serve perché si cresce e si conoscono anche cose completamente nuove. Poi, aggiungo, che bisogna avere il coraggio di rischiare, perché almeno si potrà dire: “Ci ho provato”. Per me non è stato facile costruire “La Perla”, e ci ho messo davvero tutto me stesso, per creare lo stile che volevo e sognavo».

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