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Lo “Swap Shop”, organizzato dalla messinese Irene Giambò: lo scambio consapevole che dà nuova vita agli oggetti

Dall’Australia al Canada, passando per Londra e l’Irlanda. Per tanti anni la messinese Irene Giambò ha vissuto tra le capitali del mondo, lavorando nei campi estivi, insegnando inglese e avvicinandosi sempre più alla sostenibilità. Poi la scelta di tornare nella sua Messina, per amore dei nipoti e con una missione (tra le tante): diffondere la cultura del riuso e del consumo consapevole. L’ultima iniziativa che porta la sua firma è lo “Swap Shop”, un evento di scambio di abiti e oggetti che mira a contrastare il fast fashion e promuovere l’economia circolare.
Sabato, in un noto locale di Strada San Giacomo, la giornata ha visto un susseguirsi di momenti di condivisione, creatività e sostenibilità: «So che in passato sono stati organizzati eventi simili in città - dice Irene Giambò - e nel mio caso voglio condividere il progetto che ho portato avanti a Londra anche a Messina, per capire come rispondono i messinesi. Devo dire che è andata benissimo, ci sono state tante persone, tanti capi scambiati, musica dal vivo e tanto entusiasmo».
Tra maschere, abiti di Carnevale e laboratorio di riuso tessile, la mattinata ha coinvolto anche i più piccoli. Nel primo pomeriggio, la “Via degli Artisti” ha animato la zona con le esposizioni di giovani talenti del territorio, mentre in serata c’è stato spazio per il workshop curato dall’incubatore “Crescendo”, incentrato sul rapporto tra digitale e sostenibilità. Il tutto accompagnato dalla musica dal vivo della cantautrice Francesca Mangraviti, reduce dall’esperienza di Casa Sanremo.
Non sono mancati momenti di aggregazione e tradizione. Il “Birrificio Messina” ha messo in palio dieci cofanetti degustazione per un contest a premi sui temi della residenza e della tradizione locale, ideato proprio da Irene Giambò che, con la sua esperienza internazionale e il suo amore per la sostenibilità, ha portato a Messina un progetto che è già realtà consolidata in molte metropoli del mondo.
Lo “Swap Shop” non è stato un semplice mercatino, ma un’esperienza di scambio consapevole che ha incoraggiato a dare nuova vita agli oggetti, riducendo gli sprechi e favorendo una mentalità più sostenibile. Condividere ciò che si possiede, ma non si usa più e apprezzare ciò che gli altri hanno da offrire, con una sola raccomandazione: portare la qualità che si vorrebbe trovare, senza assegnare un valore agli articoli, che resta sempre soggettivo. Tra i pezzi accettati, vestiti, accessori, scarpe, libri, giocattoli, videogiochi e oggettistica varia.

 

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