“Quando si ammala un bambino si ammala tutta la famiglia e la tua vita cambia improvvisamente, soprattutto se sei lontano da casa e dagli affetti che materialmente ti aiutano a sostenere quello tsunami di emozioni e sensazioni”. La testimonianza di Letizia mamma di Sara, una bellissima ragazza oggi 21enne che pochi giorni dopo la nascita ha iniziato un calvario legato alla scoperta della malattia costringendole a un lunghissimo ricovero all’ospedale Bambin Gesù di Roma, è una delle infinite storie di speranza appesa a un filo. Famiglie che si sono trovate a sostenere percorsi di degenza e terapie fuori dalla propria città, con una “sedia sdraio in legno e tela sulla quale dormire per mesi”, un bagno condiviso con tante altre persone e la mancanza di una stanza che ti facesse rivivere, anche solo per breve tempo, il calore del focolare domestico. Questo è quanto ha fatto l’associazione “Il Bucaneve” con la creazione di una casa famiglia realizzata all’interno del Policlinico e inaugurata nel 2014, per venire incontro ai genitori dei piccoli pazienti in terapia intensiva. Una storia di amore e speranza lunga dieci anni, nata dal “folle sogno” di Carla Fortino - donna, madre, nonna (di Sara), educatrice - che facendo suo uno dei principi dei padri Gesuiti “essere uomini e donne per gli altri”, ha dato vita a questa straordinaria realtà, retta dalle tante volontarie che nel tempo si sono succedute. A festeggiare il compleanno speciale insieme alla famiglia associativa, la rettrice Giovanna Spatari, la direttrice amministrativa del Policlinico Elvira Amata, il direttore del Dipartimento materno infantile Carmelo Romeo e la direttrice dell’Uoc di Patologia e terapia intensiva neonatale Eloisa Gitto, che hanno sottolineato “l’importanza del percorso di umanizzazione delle cure, indispensabile per la buona riuscita dell’iter terapeutico”, una mission che l’azienda sanitaria porta avanti ormai da tempo. “Da medico conosco quali sono le sensazioni di chi si accosta a un ospedale per far curare i propri cari, ma anche quelle dei medici che con grande impegno si trova a gestire situazioni di grande emergenza”, ha detto la rettrice Spatari plaudendo al lavoro portato avanti da tutto il personale sanitario; sotto quel camice bianco o la divisa verde, ci sono donne e uomini che devono tenere a bada l’emotività, pronte a gioire ogni volta che un bambino torna a star bene ma anche a spogliarsi del ruolo professionale, per accogliere angosce e dolori dei genitori, sospesi tra la vita e la morte dei figli. Insieme a loro - oltre ai rappresentanti di diverse realtà aziendali che nel tempo hanno sostenuto l’associazione - anche l’assessora Alessandra Calafiore e il vescovo ausiliare Cesare Di Pietro: “Il bucaneve è un fiorellino delicato nell’aspetto, ma forte come una spranga di ferro che riesce a bucare la coltre di freddo”, ha detto il pastore ricordando ai figli Antonella, Alberto e Piero l’atto d’amore di mamma Carla Fortino (assente per motivi di salute ma vicina col cuore). A ripercorrere la storia dell’associazione è stata la presidente Taviano, la quale sin dal suo ingresso è stata voluta dalla fondatrice nel ruolo di responsabile; con la nascita della casa famiglia si sono aperte le porte di un luogo, la terapia intensiva neonatale, fino a quel momento inaccessibile: i genitori hanno avuto la possibilità di stare accanto ai propri piccoli, sentendo e facendo sentire il calore e la vicinanza fisica. Oltre alla testimonianza di Letizia Puglisi - vicepresidente dell’associazione - e di altri genitori raccolte in un video, toccante quella del papà di una bambina ricoverata da sei mesi, che ha voluto essere presente per dire il suo grazie a tutta la famiglia de “Il Bucaneve”, capace di regalare calore e speranza, con grande generosità.