«Mentirei se non ammettessi di averci pensato di tornare. Poi, però, rifletto sulle motivazioni che mi hanno spinto a lasciare casa e sui risultati ottenuti. Lavorare all’estero ha stimolato un tratto che mi contraddistingue: la curiosità». Ha trovato il suo posto giusto sotto il cielo d'Irlanda. Che le ha dato fiducia quando non era sicura di avere gli strumenti per potercela fare. Ripartendo da ciò che per tanti è considerato un hobby: scattare foto. Mariaconcetta Bombaci, classe 1994, il suo, l'ha considerato un viaggio necessario per diventare chi è, assecondando la voce del “diventa ciò che sei”. Ma riavvolgiamo il nastro. «Finito il liceo – racconta –, ho intrapreso un normale percorso universitario con la convinzione che avrei potuto riflettere con più calma sul mio futuro proseguendo gli studi in una materia che era sempre stata di mio interesse. Ho iniziato Giurisprudenza mentre lasciavo al tempo libero lo spazio per vivere la fotografia come uno sfogo creativo, di pari passo con quella che era stata da sempre un’altra mia passione, il teatro, ugualmente compagno di vita. Ricercavo creativi con i quali confrontarmi. Senza rendermene conto, stavo gettando le basi per un progetto diverso da quello pianificato, perché sentivo di avere un’esigenza nuova e del tutto imprevista». Nel frattempo, mentre cercava una forma che si adattasse al nuovo progetto, ha approfittato di esperienze che le permettessero di dare spazio alla fotografia. E così ecco materializzarsi l'isola di Filicudi, dove svestiti i panni di “receptionist”, Mariaconcetta ha cercato storie da raccontare per immagini. «Quel luogo – ricorda – è diventato uno spazio quasi terapeutico attraverso il quale accettare le mie scelte e comprendere davvero quali fossero le mie priorità e forse è stata questa l’esperienza necessaria che mi ha fatto acquisire la consapevolezza che dovevo guardare oltre lo Stretto». Il piano sul cosa fare venne messo in stand- by con la pandemia, ma quel tempo congelato ha giovato per guardarsi intorno. «L’Italia sembrava essere a un punto di arresto e il mio ragazzo trovò lavoro all’estero, Malta prima, Dublino poi. E a questo punto che, col trasferimento in Irlanda, dopo aver visitato il Paese più volte sentì di aver trovato un luogo perfetto da cui ricominciare. Lasciai Messina nel marzo del 2022, salutandola con una mostra personale interamente dedicata all’isola che mi avrebbe accolto la settimana seguente». La sensazione è stata quella di aver trovato il posto che non ti faceva sentire sbagliata: «Avendo avuto l’opportunità di conoscerla prima, ho potuto constatare con i miei occhi quanto l’Irlanda potesse offrire, sia dal punto di vista lavorativo che culturale, e quanto fossero abili gli irlandesi nel valorizzare l'arte, e supportare il nuovo. Un Paese giovane, multietnico e multiculturale; un luogo in cui il mercato del lavoro favorisce dinamismo, grazie all’offerta lavorativa che propone; e non di poco conto, il cui popolo sembra somigliare così tanto a noi siciliani per accoglienza e attaccamento alle proprie radici. Insomma, non avrei preso questa decisione se non avessi sentito fin dal principio un legame. Il tempo cercai di impiegarlo subito al meglio e per questo motivo pianificai un primo colloquio dopo due ore l’atterraggio a Dublino. Capì subito che dovevo perfezionare la lingua e potevo farlo solo in un mondo. Il giorno dopo, stampai qualche copia del curriculum e, al primo tentativo trovai lavoro in un negozio di souvenir di “Temple Bar” come assistente di vendita. Alla terza settimana, dopo aver affrontato diversi colloqui, ricevetti la telefonata che attendevo con impazienza: uno studio fotografico, con sedi in tutta Europa, stava cercando un fotografo per la sede irlandese. La manager mi contattò per un colloquio e mi propose di visitare lo studio per una giornata di prova». Mariaconcetta restò affascinata dal meraviglioso caos: : “stylist”, modelli e fotografi sparsi tra i vari set ad affaccendarsi per scattare capi d’alta moda. Un ambiente giovane e creativo dove professionisti provenienti da ogni parte del mondo, lavoravano insieme in un clima stimolante e collaborativo. Dalle parole si passò subito alla prova sul set e soprattutto arrivò la magica parolina agognata: “assunta”. « Sono passati – sottolinea – quasi 3 anni da quel momento e 6 mesi fa è arrivato lo step tanto atteso: l’offerta del ruolo da “senior photographer”. Adesso gestisco il team dei fotografi, ricerco e sviluppo nuove idee e collaboro attivamente con i clienti per garantire il miglior risultato possibile per le loro esigenze» Prima del congedo qualche dritta: «Non sono brava a dispensare consigli, soprattutto perché credo che l’arte trovi le vie più disparate per manifestarsi. Il coraggio di cambiare strada lungo il percorso, le persone incontrate lungo il cammino, il confronto diretto con una realtà tanto diversa dalla mia, il supporto della famiglia, tutto questo mi ha permesso di arrivare fin qui. Forse l’unico consiglio che mi sento di dare è quello di imparare ad ascoltarsi».