«Da piccola il mio sogno era molto lontano dal territorio gastronomico, volevo fare la ballerina di danza classica o la pediatra per aiutare i bambini che stavano male. La passione per la pasticceria si è sviluppata in tarda età. Prima non sapevo nemmeno cucinare, però ad essere sincera mangiare i dolci sì». Lavorare con bontà per regalare gradevoli tentazioni non rientrava nei suoi piani. Ma lei, Renata Ajello, “pastry chef”, classe 1986, emigrata di ritorno, ha scombinato i piani preconfezionati e che sembravano migliori per dare gambe ai suoi sogni. Grandi considerando che le donne nel suo settore sono merce rara e il colore rosa viene ancora celebrato con entusiasmo. I suoi tratti distintivi? Caparbia, ambiziosa e curiosa. Non ha mai mollato nonostante le prove che ha incontrato sul suo cammino, sfamando la sua sete di conoscenza per evolversi sempre di più. Con l'obiettivo, fisso, di conoscere altre culture per migliorarsi.
Gli studi
«Ho studiato al liceo classico Maurolico, poi Giurisprudenza – racconta Renata – per assecondare ciò che volevano i miei e non la mia indole creativa che sarebbe tornata a bussare prepotentemente. A sei materie dalla laurea, tra chiedere la tesi e iniziare un’importante scuola di cucina, scelsi la seconda opzione. Altra scelta importante, dunque? Studiare pasticceria all'Alma, la scuola di cucina italiana tra le più prestigiose del mondo, fondata da Gualtiero Marchesi».
Renata non ha mai arrestato i suoi passi e quando aveva già premuto “start” sulla sua carriera, si è diplomata da esterna all'Istituto Antonello di Messina. «Ebbene sì, e alla fine mi sono iscritta all’Università di Gastronomia. Il prossimo mese di febbraio mi laureo con una tesi sulla storia della pasticceria siciliana».
Le esperienze
Radici e ali si sono sempre bilanciate e la professionista messinese ha collezionato varie esperienze. «Ho mosso i miei primi passi al “Pavè” a Milano, pasticceria di ispirazione francese. Nonostante però abbia studiato con maestri di alto livello ho ritenuto opportuno, prima di spiccare il volo, indagare sulle miei origini e studiare quella parte che “L’Alma” non mi ha insegnato: la pasticceria siciliana. Non ho dubbi e secondo ciò che ho visto il pasticcere prima di arrivare in alto deve partire dal basso, conoscere la propria terra, le origini, la cultura natia, partire dalle basi e percorrere una gavetta caratterizzata da voglia di conoscere, fame di imparare le tecniche antiche, voglia di capire e scoprire i propri limiti, senza le basi non si possono costruire le altezze». Ed ecco che Messina è diventata il luogo dove immagazzinare esperienze, tradizioni e trucchi da custodire gelosamente.
«Decisi – prosegue Renata – di iniziare un percorso di tre anni in una delle più antiche e note pasticcerie di Messina e dopo aver riempito il mio bagaglio di ricette e cultura della nostra tradizione ho fatto esperienza in importanti ristoranti della mia città, fino a quando si è presentata l’opportunità di lavorare come “pastry chef” in Svizzera, nell’albergo 4 stelle superior “Beaurivage” a Weggis, vicino Lucerna. Un’opportunità offerta da Nino Iannazzo, professore di Pasticceria dell’Istituto Antonello, che mi ha sempre sostenuto credendo fortemente in me».
La partenza
Una bella avventura da cogliere e la giovane donna spinta dalla voglia di evolversi professionalmente e di mettersi in gioco, senza pensarci due volte, ha fatto la valigia ed è partita per la Svizzera completamente da sola. «L'avventura professionale di quasi 3 anni – dice – è stata l’esperienza più bella e importante della mia vita, sono cresciuta moltissimo sia a livello professionale che umano, grazie all’incontro con Sebastiano Finocchiaro, ex secondo chef dell’albergo 5 stelle “Kulm” di Sankt Moritz. Verso la fine del mio percorso in Svizzera, mi sono spostata in Ticino e mentre ero lì, si è presentata l’opportunità di ritornare nella mia città, nella stessa pasticceria dove è iniziato il mio percorso. All’inizio sono stata un po’ titubante, stare fuori mi ha dato possibilità di crescita, di espressione, di creatività e sviluppo professionale e personale».
Il ritorno e i sogni
Una mattina, però, qualcosa è scattato. Renata ha indossato la divisa e guardandosi allo specchio ha detto a sé stessa: «Ma alla fine perché no? Perché non ricostruire la vecchia squadra con i miei primi maestri? Questa volta però con una Renata più matura, con più esperienza, voglia di fare e portando qualcosa di nuovo che ho imparato nel corso della mia esperienza estera. E così ho fatto, durante la pausa pranzo ho chiamato uno dei miei vecchi colleghi e ho detto: “Ok ragazzi, sto tornando!” ».
Una storia al contrario, dunque, con una talentuosa professionista che lavora dove è nata e che sta cercando di rispettare la tradizione come le è stato insegnato ma anche di portare qualcosa di innovativo. E i sogni sono tanti. «Mi piacerebbe insegnare il mio lavoro negli Istituti alberghieri e, perché no, aprire anche un’attività mia che rispecchi la mia idea del vecchio e del nuovo, ma soprattutto il rispetto delle materie prime e della cultura gastronomica. Di sicuro – conclude – non smetterò mai di essere curiosa. Continuerò gli studi per migliorare me stessa e per trasmettere quello che so».
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