Garanzia di servizi inesistente o comunque al lumicino, anche quelli tra i più essenziali come la sanità; dissesto idrogeologico e condizioni infrastrutturali scadenti; sistema di trasporti e collegamenti carente. Sono molteplici i fattori che nell’ultimo decennio hanno contribuito ad accentuare pesantemente l’inesorabile crisi demografica delle aree interne dei Nebrodi. Situazioni di difficoltà oggettiva e qualità di vita insufficiente che, sommandosi al cronico e già noto gap determinato dalla fuga alla ricerca di opportunità lavorative ed al basso tasso di natalità, hanno accelerato ad un ritmo vertiginoso lo spopolamento dei piccoli centri montani. Un decadimento immeritato per un territorio splendido, pieno di bellezze naturalistiche e ricco di storia, cultura e talenti, in cui ad essere mortificate sono soprattutto le aspettative di giovani generazioni, illuse con promesse di sviluppo rimaste tali, propositi spesi sull’altare del consenso senza il concreto riscontro della quotidianità. «Mi chiedo come sia possibile parlare di turismo sui Nebrodi se poi manca persino l’acqua che arriva nelle nostre case ogni dieci giorni, pur pagando bollette esose», tuona la sindaca di Cesarò Katia Ceraldi, tra le più combattive a difesa della propria comunità e del territorio ma costretta a fare i conti con più di una criticità. «Mancano i servizi e quelli che ci sono ce li stanno togliendo tutti, per questo un’area interna come la nostra non può non subire lo spopolamento». Il tasso migratorio del centro montano secondo i dati Istat aggiornati al 2022 è di -11%, con una variazione media annua nel quinquennio che si attesta sul -1,90% e un’età media superiore ai 47 anni. «Il riscontro si ha anche ad occhio nudo durante l’estate, quando le strade del paese tornano improvvisamente a popolarsi per effetto dei rientri dei tanti che vivono ormai fuori sede», aggiunge la sindaca protagonista di innumerevoli battaglie. «Oltre alla crisi idrica c’è la lotta per i servizi sanitari, basti pensare che ci manca ancora il pediatra, con i solleciti per il trasferimento al distretto di Catania, quella sulla manutenzione della rete strade per cui raggiungere anche la vicina Bronte diventa difficoltoso soprattutto in inverno, e per il sistema dei trasporti che non agevola gli spostamenti, anche se impegnandoci siamo riusciti in qualche modo ad efficientare i servizi di autobus per Catania». Un quadro che non riguarda solo Cesarò ma diversi comuni dei Nebrodi, per cui negli ultimi anni sono stati diversi gli strumenti pensati a sostegno dell’imprenditoria, per la promozione della produzione tipica e la valorizzazione del patrimonio locale. Tra queste, la Strategia delle aree interne, per cui Cesarò e la vicina San Teodoro hanno abbracciato la rete dei 13 Comuni sul versante Alcantara-Etna. «Purtroppo, negli ultimi tempi c’è stato un rallentamento dovuto anche al commissariamento di alcuni centri – conclude Katia Ceraldi –, però stiamo andando avanti e sono fiduciosa che questo strumento possa rappresentare una speranza importante per il futuro».