«Non è facile capire quanta sofferenza e quanto amore ci sia dietro la scelta di avere un figlio». Valentino ha un anno e due mamme. Chiara e Tiziana sono messinesi e sono una coppia da oltre 15 anni. Hanno fatto ricorso alla procreazione medicalmente assistita in Spagna, non hanno superato lo “scoglio” della registrazione di due mamme all'anagrafe e quindi una di loro ha avviato l'iter per l'adozione. Hanno iniziato un percorso con assistenti sociali e psicologi. «Siete il primo caso positivo che incontriamo», dicono loro. Valentino è stato battezzato in chiesa. «All'inizio pensavamo di dover fare il giro di tutte le parrocchie della città e, invece, il prete della comunità frequentata sin da piccola da Tiziana ha risposto senza esitazioni: «Io so quanto amore c'è». Oggi saranno a piazza del Popolo, assieme al loro piccolo, per fare una richiesta al Governo. «Venite a conoscerci, venite a vedere chi siamo prima di giudicare o punire». Tante altre famiglie arcobaleno si sono date appuntamento a piazza Lo Sardo contro la trasformazione della gestazione per altri in “reato universale”. «È un fantareato, inapplicabile nella pratica, ma infamante e discriminatorio», afferma Maristella Bossa, dell'associazione “Famiglie Arcobaleno”. Infatti, la possibilità di applicare la legge approvata dal Senato lo scorso 16 ottobre, è quasi impossibile perché i Paesi in cui è legale la gestazione per altri (tra gli altri Regno Unito, Paesi Bassi, Danimarca, Portogallo, Ucraina, Grecia, Georgia, Stati uniti e Canada) non sono obbligati a fornire i dati di chi vi fa ricorso. Le pene previste per chi vive in Italia e ricorre alla maternità surrogata all'estero vanno dai 3 mesi ai 2 anni di carcere e può essere applicata una sanzione pecuniaria fino a 1 milione di euro.
«Quello che ci preoccupa – spiegano Chiara e Tiziana – è il progressivo attacco nei confronti di chi ha già difficoltà a far valere un diritto, l'avanzare di politiche che criminalizzano chi ha come unico obiettivo quello di creare una famiglia. Noi siamo assolutamente contro la maternità surrogata in cambio di soldi, siamo contro lo sfruttamento della donna, della persona, quello sì che è un reato universale, ma chi lo fa per altruismo e con consapevolezza non deve essere punito, al pari di chi ha il desiderio di avere un figlio, ma non può». Chiara e Tiziana vivono in assoluta serenità l'essere famiglia, ma spesso si sentono “sul banco degli imputati”. «Nella quotidianità non abbiamo incrociato il pregiudizio: dal pediatra, per fare i vaccini o all'asilo, nessuno ci ha mai fatto sentire sbagliate, poi però ci sono degli ostacoli concreti determinati da leggi che servono più alla politica che all'umanità. Perché – si chiedono – fa del male chi vuole negare un genitore a un bambino? Chi crea problemi enormi a una famiglia? O chi ha come unico scopo voler dare amore, voler trasmettere dei valori che vanno oltre l'essere uomo o donna?». Quando si chiede loro se, in questo clima, temono per il futuro di Valentino, per come potrà essere accolto lungo il suo percorso di vita, spiegano: «Non ci spaventa il suo futuro, contestiamo una legge, ma crediamo nella società, nostro figlio è circondato dall'amore, noi saremo sempre al suo fianco e passo passo lo aiuteremo in tutto. Ecco, chi non ci considera famiglie, anzi tenta di demonizzare, criminalizzare e intaccare diritti, dovrebbe venire a conoscerci, sapere quanta sofferenza e, nonostante tutto, quanta voglia di amore c'è».
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