Roma può sembrare lontana da Messina, ma il legame tra Gianmarco Orlando e la sua città natale rimane saldo e intenso. Giovane artista messinese, Gianmarco ha trovato nella Capitale un palcoscenico ideale per esprimere la sua poliedricità creativa, che lo vede spaziare con disinvoltura tra la scrittura, la recitazione, il dramma e la comicità.
Diplomato all'Accademia Teatrale del Brancaccio di Roma, Gianmarco ha saputo costruire un percorso artistico originale e variegato. Insieme con Damiano Venuto, Gabriele Crisafulli e Antonio Previti, tutti giovani attori messinesi, nel 2017 ha fondato la “Compagnia del Caso”, un collettivo teatrale che si è distinto per la capacità di portare in scena opere inedite, frutto della collaborazione e del talento dei suoi membri. Le loro creazioni hanno calcato le scene di teatri sia messinesi che romani, conquistando l'attenzione e l'apprezzamento del pubblico. Tra le opere più acclamate della compagnia c'è “Il Bar da Liborio”, una commedia che ha riscosso successo al Teatro Trastevere di Roma. Lo spettacolo ha poi fatto tappa a Lavinio, e infine è tornato a Messina nell'estate del 2018, al Teatro dei 3 Mestieri.
«Al Bar da Liborio, tutto sembra presagire una normale giornata al bar, ma un susseguirsi di vicende comiche per la loro assurdità condurrà a un totale distaccamento dal punto di partenza iniziale. Il tessuto sociale attuale raccontato con ironia», spiega Gianmarco, evidenziando la sua capacità di affrontare temi complessi con leggerezza e profondità. Ma la carriera di Gianmarco non si ferma qui. La sua creatività continua a trovare nuove strade, e tra uno spettacolo e l’altro, torna a Messina con un’opera che ha un significato particolarmente profondo: “La carica dei 104”. Questo spettacolo comico nasce dall’incontro con Mara, una ragazza colpita da paralisi cerebrale e costretta su una sedia a rotelle. Gianmarco, oltre a essere diventato il suo assistente, è soprattutto un suo grande amico. «Il mio rapporto con Mara è iniziato quasi per caso. Conoscevo una regista, molto amica di sua madre, che voleva fare un documentario su di lei, e io ero stato coinvolto come assistente alla sceneggiatura. Era un momento particolare della mia vita: non avevo un lavoro stabile e le prospettive erano poche. Così, da attore e scrittore in difficoltà, mi sono ritrovato a fare l’assistente di Mara. Da lì, il rapporto si è evoluto fino a diventare quasi fraterno. Mi occupavo di tutto: dalle funzioni fisiche, all’aiutarla a scuola. Le scuole italiane, purtroppo, non sempre sono preparate per la disabilità, e ho dovuto affrontarne di difficili. Abbiamo fatto vacanze insieme, vissuto esperienze intense, creando un rapporto che definirei quasi come quello tra i protagonisti del film “Quasi Amici”». Il rapporto con Mara ha ispirato uno dei monologhi più personali e coinvolgenti di Gianmarco, che è stato presentato a Messina durante l'estate. «Portare il mio spettacolo di stand-up comedy a Messina è una tappa fondamentale per me. Messina è stata il mio banco di prova iniziale, la città dove ho testato i miei primi spettacoli prima di portarli altrove. Dopo più di un anno di esibizioni quasi quotidiane a Roma, dove ho preso la stand-up più seriamente, anche se è difficile parlare di comicità con serietà, è emozionante tornare a casa. Passeggiando con Mara un giorno abbiamo incontrato un testimone di Geova. Mara è una ragazza sorda e su sedia a rotelle a causa di una paralisi cerebrale, con distonie e una grande intelligenza. Quel giorno il professante volontario decide di parlare con Mara e le pone una domanda: “Smetteremo mai di soffrire”? Era chiaro che il mio monologo di stand-up si stava scrivendo da solo. Vecchiette che l’accarezzano, l’Asl che chiede se Mara è ancora disabile dopo i suoi 18 anni per poter confermare la pensione, strade con buche post belliche, viaggi in treno non adatti a chi sta sulla sedia a rotelle. Queste sono alcune delle avventure fantastiche che io e Mara viviamo e abbiamo vissuto. La stand-up è il filtro con racconto queste storie, una risata ci salverà o magari ci darà un pugno allo stomaco, una carezza o semplicemente ci farà entrare in testa un concetto rendendolo di tutti, condivisibile o come dicono gli abilisti “normale”. Io sto dalla parte della Basaglia: un giorno troveremo la cura alla normalità. Voglio partecipare a questo vaccino contro la normalità, voglio farmi una pelliccia di normalità».
Con "La carica dei 104", Gianmarco Orlando non solo ha confermato il suo talento artistico, ma dimostra anche un'umanità e una sensibilità rare, trasformando l'esperienza personale in un atto creativo capace di far riflettere, ridere e commuovere. «Come bilancio l’umorismo con la sensibilità degli argomenti trattati? Semplicemente perché rispetto davvero le tematiche di cui parlo. Se riesci a scherzare su qualcosa, significa che la rispetti a tal punto da umanizzarla, trattandola come qualsiasi altra cosa. Inoltre, rispetto l'intelligenza del pubblico, sapendo che capirà che stiamo giocando per una sera». Tornare nella sua città natale non è solo un’occasione per condividere risate, ma anche per creare una connessione ancora più profonda con le sue radici. E, in fondo, è proprio questo il significato di tornare a casa: scoprire che non la si è mai lasciata.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia