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«Ogni giorno da Gaza arrivano notizie terribili»: il racconto di René Abu Rub, attivista palestinese che vive a Messina da 35 anni

Crede nel potere delle donne e spera che un giorno nel suo Paese torni finalmente la pace. Non riesce a tacere davanti ad un’ingiustizia andando avanti sempre con il sorriso. Non si ferma al primo ostacolo René Abu Rub, attivista palestinese. La sua vita si divide tra il lavoro, la famiglia e l’impegno politico e sociale. Da circa 35 anni vive a Messina, una città che ha imparato ad amare ed apprezzare.
«Sono arrivata a Messina nel 1989 per me era tutto nuovo, dell’Italia conoscevo solo quello che avevo visto in tv. Per me era il Paese dell’arte che avevo studiato a scuola e all’università, mi piaceva moltissimo andare nei musei e conoscere tutta la cultura italiana del cibo. Quando sono arrivata non c’erano tantissimi stranieri c’erano solo studenti, mi scambiavano per una di loro. Ero stata costretta a lasciare la Palestina, volevo fare l’insegnante ma non mi è stato possibile».

Com’è iniziato l’impegno a difesa dei diritti della Palestina?

«Quando i miei figli andavano a scuola, alcuni insegnanti mi invitarono per parlare della cultura islamica e di quella palestinese. Nel 2000 ho iniziato a frequentare l’Arci, insegnavo la lingua araba, ma nello stesso tempo parlavo della Palestina. Poi una volta sono andata a Roma in pullman con gli studenti per manifestare in occasione della giornata per la Palestina. È iniziato un lungo percorso ed adesso faccio parte di tante organizzazioni palestinesi in Europa e ho costituito il coordinamento Messina- Palestina. Organizziamo eventi e manifestazioni per far capire cosa sta accadendo in Palestina, insieme siamo riusciti a fare tantissime cose belle»

Com’era la sua vita in Palestina?

«Non potendo insegnare, facevo lezioni private per i bambini con problemi o che erano malati e non riuscivano ad andare a scuola. Ho lavorato anche come volontaria per un’associazione che aveva una casa di anziani e bambini disabili. Ho girato tutta la Palestina per raccogliere fondi per questa associazione. Era il 1984 all’epoca potevamo muoverci nonostante fosse un territorio occupato, ma c’era un po’ più di libertà, non come adesso. Ogni settimana con altre persone, prendevamo un autobus per cercare i prigionieri. Ho capito che non potevo stare zitta su una cosa ingiusta però manifestando in modo pacifico. Andavamo anche a raccogliere le verdure per i contadini. Mio padre mi diceva: “sei pazza” ma pensavo che bisognava fare qualcosa . All’epoca uscivano di nascosto, per andare a comprare un gelato sfidavamo l’esercito. Adesso le persone non hanno neanche un goccio d’acqua. ».

Cosa succede oggi in questi territori?

«Oggi noi attivisti dobbiamo sfidare tutta la comunità internazionale per riuscire ad aiutare queste persone. Ogni giorno arrivano notizie terribili. I riflettori si sono accesi solo dopo il 7 ottobre ma tutto è iniziato molto tempo prima. Gaza è sotto embargo dal 2006. Ci sono state le elezioni e i cittadini hanno scelto Hamas ma la comunità internazionale non l’ha riconosciuta. Dopo l’accordo di Oslo in Palestina si vive malissimo ma si viveva male già prima. Adesso c’è un genocidio in corso. I palestinesi non hanno un esercito come quello israeliano, ci sono più di 40mila persone che sono morte e quasi 25.000 bambini soli, non c’è l’ospedale, non c’è più acqua. Le persone non hanno neanche le tende per dormire».

Cosa racconta chi vive il dramma della guerra?

«Un mio amico mi ha detto che in un solo giorno è scappato tre volte da tre zone diverse, non sa dove andare, una signora mi ha mandato un messaggio chiedendo aiuto dicendo di non sapere come fare perché è rimasta sola con i figli, il marito è stato arrestato. Mi chiedo come aiutare tutte queste persone. Oltre a questo, in Cisgiordania sta succedendo quasi allo stesso, entrano nelle città, distruggono i tubi dell’acqua mescolandola con le fogne in modo che non c’è nemmeno l’acqua pulita, bruciano i mercati generali delle verdure. Ogni giorno distruggono case, c’erano 92 famiglie che vivevano di un mercato che è stato distrutto e poi le persone che sono uscite con lo scambio di prigionieri per la maggior parte già sono state arrestate e quelli che non hanno arrestato li hanno uccisi. Non c’è giustizia completamente».

Quali aiuti arrivano da Messina?

«Attraverso un’associazione mandiamo fondi per comprare farmaci ma a Messina abbiamo raccolto fondi anche per mandare la farina ad un campo al nord di Gaza dove c’era una situazione molto difficile. Con i soldi che abbiamo raccolto a Messina hanno realizzato un forno e le donne anziane hanno fatto il pane. È stato bellissimo. Messina è sempre stata molto generosa. Con altri fondi raccolti è stato comprato il latte per i bambini. L’ultima volta abbiamo comprato una tenda per una famiglia. Piccoli aiuti ma importanti»
Come vivono in quei territori i suoi parenti ed i suoi amici? «A Gaza ho solo amici, mentre in Cisgiordania ho tutti i miei parenti, sono molto preoccupata per loro perché non si sa mai cosa accade in qualunque momento. Ho degli amici avvocati che vivono lì, fanno parte di un’associazione che ha fatto un gemellaggio con l’Arci, una di loro è stata arrestata. Era venuta a Messina in occasione del gemellaggio fatto anche con il Consiglio dell’ordine degli avvocati di Messina. Sono molto preoccupata per lei. La situazione economica è grave. I miei parenti dicono che non c’è lavoro e tutto costa tantissimo».

Pensa che un giorno ci sarà la pace?

«Lo spero veramente, con tutto il cuore, vorrei che le persone possano vivere in pace e che i ragazzi possano uscire liberamente la sera. L’ultima volta sono andata in Palestina nel 2022 avevo paura quando mio figlio usciva di sera, gli dicevo di tornare presto, qui invece possono uscire quando vogliono e poi c’erano i droni che giravano in continuazione, non ho dormito per 20 giorni»

Le donne possono essere una risorsa per arrivare alla pace?

«Certo che possono, credo moltissimo nel potere delle donne. Dobbiamo avere il coraggio di farlo emergere perché abbiamo il potere di fare tutto. Io personalmente ho superato tutte le paure del mondo e vado avanti».

Oggi a Torre Faro nei pressi del lido Horcynus Orca si terrà la seconda edizione di “Swim with Gaza”, iniziativa di solidarietà internazionale. Dalle 17.30 alle 18.30 tutti in spiaggia per una nuotata di solidarietà con i bimbi di Gaza.

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