Un acronimo che è anche metafora. Perché quel Faro (Fraterno aiuto riabilitazione e orientamento), come tiene a sottolineare Enrico nell’intervista pubblicata nel pezzo a fianco, è davvero per molti una luce dopo anni di buio. Chi segue il percorso riabilitativo tracciato dal cosiddetto “Progetto Uomo”, una sorta di stella polare nel settore delle dipendenze da sostanze di abusi, sa che può cambiare il proprio destino. Può cambiare vita. Ma solo portando a termine tutte e tre le fasi di questo metodo collaudato. Chi è in libertà o sottoposto a misure di custodia imposte dall’Autorità giudiziaria trova quindi una chance nelle tre strutture gestite dal Centro di solidarietà. Due sono a Messina, in via San Jachiddu, nel difficile rione di Giostra, un’altra a Campo Italia. La terza, invece, è localizzata a Marsala. «Diamo ospitalità a 53 giovani e meno giovani – afferma il presidente Domenico Incorvaia –. La loro fascia d’età va dai 19 ai 60 anni, qualcuno ha anche 45 anni. L’80 per cento è agli arresti. Si tratta per lo più di cronici recidivanti. I più grandi hanno fatto uso di eroina, la maggior parte di cocaina. E poi ci sono i più piccoli, assuntori di crack, che purtroppo sta prendendo sempre più piede ultimamente. Tendenzialmente, gli assuntori di cocaina pensano di poter smettere quando vogliono ed etichettano come “drogati” soltanto coloro che si fanno di eroina. Ma non è così – aggiunge Incorvaia –. In realtà sono tutti nella stessa situazione e il nostro compito è aiutarli a uscirne fuori».
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