Torna l'appuntamento con "Mare Dentro", la trasmissione di Rtp e GazzettadelSud.it che vi porta negli abissi dello Stretto di Messina per raccontarvi le storie dei relitti. Oggi spazio a due navi: il Groppo e la Arturo Volpe. La prima giace all'interno del Porto vicino alla Base militare, la seconda nelle acque ta Mortelle e Torre Faro. Appuntamento alle 15.15 con due storie emozionanti.
Groppo
La Regia Nave Avviso Scorta Groppo fu una moderna unità appartenente alla classe Ciclone. La torpediniera era stata progettata appositamente per scortare convogli lungo le insidiate rotte per il Nord Africa; entrò in servizio nell’estate del 1942 ed operò intensamente in compiti di scorta sulle rotte tra Italia, Libia e Tunisia. E' il 25 maggio 1943: la torpediniera era ormeggiata a Messina per rifornirsi di carburante quando la città fu devastata dalle incursioni dei B-24 della 9th e dei B-17 della 12th USAAF (United States Army Air Forces): furono colpiti sia gli obiettivi (porto, navi e scalo ferroviario) sia la città, con numerose vittime civili. Tra le navi colpite vi fu anche il Groppo, che affondò nelle acque antistanti la banchina torpediniere della Base Navale Militare, all’interno del porto. Nel 2013, con il coordinamento della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, è stata condotta una campagna di immersioni intesa a studiare il relitto della Torpediniera Groppo. Alle immersioni hanno partecipato il Nucleo SDAI della Marina Militare di stanza ad Augusta e il 3° Nucleo Sommozzatori della Guardia Costiera di Messina. Il supporto logistico è stato fornito dall’Agenzia Industrie Difesa Arsenale di Messina. Il relitto si trova fortemente sbandato sul suo lato sinistro con la prua rivolta verso est.
Arturo Volpe
Nasce come Jupiter nel 1950 in Germania. Nave a vapore faceva parte di una piccola flotta mercantile, costituita da 5 navi gemelle, di cui solo il Volpe è ancora “visibile”, in quanto il relitto giace su fondale che da circa 50 metri arriva a oltre 70 metri, con le strutture dello scafo che si alzano dal fondo per una decina di metri circa, nelle acque tra mortelle e Torre Faro, non molto lontana dal relitto Valfiorita. Per la memoria storica degli abitanti di Torre Faro il relitto viene chiamato “La nave del legname” perché trasportava un carico di legname, ancora visibile in immersione, ed è affondata il 26 febbraio 1973 a causa di una tempesta. Lo scafo poggia sul fondale con una profondità che va dai 50 metri circa a oltre i 70 metri. Le strutture dello scafo, ancora in buono stato di conservazione, si innalzano dal fondo per 10-12 metri; con il carico ancora presente e ben distinguibile nelle stive. Anche questo relitto come il Valfiorita presenta una visibilità ottima, grazie anche alle correnti che non permettono la deposizione di particellato sulla superficie.
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