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Cervelli in fuga da Messina? Francesco Risitano è tornato e guida la società marittima fondata dal nonno

Tra i tanti cervelli che si affermano con successo oltre lo Stretto, c’è chi, dopo un’esperienza formativa fuori, torna per affrontare una sfida imprenditoriale, riprendendo le redini dell’azienda di famiglia, la società marittima fondata dal nonno, Lorenzo Pavone, nel 1945.

È il caso di Francesco Risitano, laureatosi in Ingegneria navale, dopo la triennale all’Università di Messina, si è specializzato a Genova, in Ingegneria nautica. E dopo la laurea ha ottenuto la borsa di studio per la “progettazione di carene con tecnologie innovative” finanziata da Università e ministero dell’Istruzione e sviluppata dal Navtec di Messina, con uno stage presso Fincantieri di Palermo.

«Mi avevano offerto di rimanere a Palermo, ma ho deciso di rientrare e dedicarmi all’attività di famiglia, sicuramente una forte sfida a livello personale perché quei tempi erano molto bui», rileva il giovane imprenditore.

Francesco ricorda la figura del nonno Lorenzo, simbolo di quell’attività marittima che fa parte della grande storia messinese, che abbandonò il posto fisso all’Arsenale e, dopo la guerra, si dedicò alla costruzione di casse di orologi da tornitore, per poi impegnarsi nel commercio marittimo, acquistando carbone e motovelieri. Dopo un periodo di crisi seguita all’affondamento di una nave, riuscì ad affermarsi collaborando con i traghetti privati, con vari enti e con la stessa Guardia costiera, prima del declino legato alla crisi del settore navale messinese.

L’azienda si è occupata di manutenzioni navali con un indirizzo più meccanico, ma col tempo è riuscita a affermarsi nel campo della costruzioni di navi aprendosi a nuovi mercati, e in programma vi è a costruzione di una nave in alluminio.

«Ci sono da otto anni e si è reso necessario dover attivare una politica di continuo sviluppo adattandola alle mutazioni di mercato per fare fronte al periodo di crisi. C’è possibilità a Messina ma anche molta difficoltà ad operare – evidenzia Risitano –. Spero nel tempo di poter realizzare diversi progetti. Sognare non costa nulla e non mi spaventa rimboccarmi le maniche», osserva l’appassionato imprenditore, che nell’azienda di famiglia ha coinvolto una trentina di collaboratori.

«Dobbiamo investire sulla nostra migliore risorsa, il mare, che non dovrebbe essere visto solo a fini turistici. Nel passato esistevano grandi realtà di costruttori di pescherecci. Il porto dovrebbe essere sfruttato anche come elemento di scambio commerciale», conclude Francesco.

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