«Il professore Tusa è stato un maestro importantissimo per la mia carriera e la collaborazione è nata perché un giorno vidi in tv una sua intervista e rimasi affascinata dal personaggio e dal modo con cui descriveva l’archeologia siciliana. Ed era proprio il periodo in cui la soprintendenza del mare stava muovendo i primissimi passi». Da Messina all'America il passo è stato sancito da mille avventure. L'archeologa subacquea strettese Alba Mazza è cresciuta con il mito di Sebastiano Tusa, studioso di fama internazionale, e con lui ha collezionato tantissimi progetti come le indagini al porto sommerso di Lipari per fare un esempio che ha popolato la cronaca e la collaborazione ancora viva per la mostra del rostro romano di Acqualadroni, simbolo di lotta e rinascita, che chiamò a raccolta al Comune di Messina, nel 2008, tanti visitatori ricchi di entusiasmo.
«La passione? Senza dubbio – racconta Alba – è nata dal mio interesse verso il mondo dell’archeologia, della storia dell’arte antica e in generale del nostro passato millenario ma soprattutto grazie alle Isole Eolie. I miei genitori, avendo casa a Filicudi, quando ero adolescente ricordo che piantarono un bel vigneto e scavando con i macchinari uscivano fuori un sacco di frammenti ceramici e ossidiana. E io sono stata sempre affascinata dal raccoglierli e capire soprattutto da dove venissero».
Dopo il periodo trascorso tra i banchi del Maurolico, la giovane ha fatto subito i bagagli sapendo che doveva dare gambe ai suoi sogni, mostrando da subito la sua voglia spasmodica di conoscenza: «I primi studi? All'università di Bologna con sede a Ravenna dove ho conseguito la laurea triennale in Conservazione di beni culturali con indirizzo archeologico e ho lavorato in diversi centri di microchimica e microscopia per la conservazione dei Beni culturali. A Ravenna ho dato vita a una tesi di laurea che aveva come oggetto le anfore da trasporto puniche custodite al museo archeologico Baglio Anselmi di Marsala, e da lì è nato l'input verso questo mondo del mare e lo studio di questi contenitori usati per il commercio del vino su cui ho scritto varie pubblicazioni. Dopo ho conseguito una laurea specialistica in Archeologia subacquea e preistoria con relatore Sebastiano Tusa».
Un periodo proficuo dove l'archeologa, allora in erba, ha cominciato ad approcciarsi alle materie classiche e alla vita in cantiere mettendo nel bagaglio gli scavi presso l'antica via Emilia e anche in un luogo che diventò la nuova ala dell’ospedale principale di Bologna: «I libri però non li ho mai posati. E ho conseguito prima un master in archeologia romana all’Ibam di Catania cominciando a studiare la Sicilia romana e nello stesso periodo mi sono iscritta alla scuola di specializzazione in Storia all’Università di Padova e ho continuato gli studi sulla preistoria siciliana».
La terra dei canguri arrivò nel 2012 e qui la giovane messinese partì sempre a seguito del compianto ex assessore regionale. In Australia Alba conseguì un dottorato in Archeologia con una ricerca sul paesaggio costiero della città greca di Selinunte. Un progetto assai avvincente e multidisciplinare che le ha permesso di lavorare gomito a gomito con geologi, geomorfologi e storici: «Ho fatto una proposta di dottorato che si incentrava sullo studio del paesaggio costiero archeologico e su come l'archeologia possa servire da elemento centrale per le misurazioni del cambiamento del livello del mare presente e per predire i cambiamenti futuri. Questo è di fondamentale importanza per comprendere, programmare, gestire e mitigare i rischi climatici ed ambientali delle città costiere di oggi».
E l'estero alla fine aprì nuove porte, quelle americane, infatti la studiosa durante il periodo di dottorato all’Università di Sydney ottenne una borsa di studio per accedere agli archivi preziosissimi del Getty Research Institute di Los Angeles che custodiscono gli originali dei manoscritti delle stampe dei viaggiatori del Grand Tour che partivano desiderosi di studiare le rovine delle città greche e non solo: «La ricerca è stata assai stimolante – ricorda la nostra concittadina emigrata accendendosi di entusiasmo – i volumi enormi si toccavano con i guanti ed erano garantiti due accessi per volta solo scortati dal personale di custodia. Vedere queste fonti di prima mano e fare un paragone tra la linea di costa antica e quella moderna mi ha fatto capire come il paesaggio si adatta e si evolve e mi ha fornito strumenti innovativi per approcciarmi allo studio dell'archeologia siciliana. In America mi sono trasferita nel 2017 e considerando che ho trovato anche l'amore alla fine ho messo pure radici e continuato la mia ricerca».
Alba Mazza ha mantenuto un filo diretto con le Eolie e le sue meraviglie nascoste e rammenta con piacere il progetto dello scavo sommerso del porto romano di Lipari, unico al mondo, la scoperta dei pavimenti e capitelli sommersi a 10 metri di profondità e ricostruire poi quella che era "città nascosta" che ha avuto a che fare con l’inabissamento del terreno che portava continue inondazioni: «Come gli isolani soffrono oggi delle inondazioni anche i romani in passato lo avevano fatto – precisa –. Bellissimo immergersi nel blu e vedere "brillare" questi capitelli e resti. E non esiste in tutto il mondo un sito dove è possibile ammirarli davvero così bene. Una storia quasi simile solo a Baia vicino Napoli. E la mente corre subito in un'altra isola delle Eolie, e all'indagine del relitto a largo di Panarea. Nel 2013 in collaborazione con la Gue (Global underwater explorer) ci siamo immersi con i sottomarini a 120 metri di profondità e abbiamo scoperto quello che allora era il relitto con anfore ellenistiche più profondo mai indagato da subacquei in immersione. Avventura cristallizzata in una pubblicazione».
La giovane strettese che torna a Messina per le vacanze ma anche per un nuovo entusiasmante progetto in collaborazione con l'University of South Florida per lo studio della costa della città greca di Eloro a Noto, in coda ammette che esistono delle differenze tra Italia e estero. Fuori l’archeologia è un lavoro e non un hobby ed è tutelato con delle leggi ad hoc perché considerata una chiave che porta alla conoscenza del passato, mentre nel nostro Paese è relegata perlopiù a delle sporadiche visite ai musei.
Per fare un esempio la Mazza cita il fatto che in Australia le scuole partecipano agli scavi e i cittadini ricevono degli inviti per andare a visitare gli scavi in corso mentre in America sia alle scuole elementari che medie gli studenti possono scegliere di seguire dei corsi solo dedicati all'archeologia. Una visione diversa che accende un desiderio legato alla nostra terra: «Sogno di poter dirigere uno scavo archeologico subacqueo in Sicilia – conclude –, ma con degli studenti siciliani. Ne ho incontrati di tutto il mondo per portarli a scavare e apprendere l’archeologia siciliana. E sì, senza dubbio vorrei dedicare uno scavo solo ai ragazzi della Sicilia in modo tale che acquisiscano quelle competenze necessarie per il loro percorso di studi, ma anche una visione più concreta di quello che vuol dire essere archeologi alle soglie del 2030».
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