Messina

Lunedì 25 Novembre 2024

Messina, la storia di Martina: “Ridevano per la mia balbuzie. Ora lotto contro il voice shaming”

In tre aggettivi si definisce determinata, empatica e solare. La psicologa Martina Casale, classe 1990, è la testimonianza di una storia di rinascita e con un sorriso disarmante può dire a gran voce che «non c'è limite che non possa essere superato». E oggi con l’associazione Vivavoce porta avanti la campagna necessaria “Voice Help Sicilia”, nata per sensibilizzare sui problemi legati alla voce e dire basta al “Voice Shaming” ovvero qualsiasi atteggiamento, comportamento o azione discriminatorio e atti di bullismo nei confronti di una persona a causa del suo modo di esprimersi. «Il mio desiderio da bambina? Lavorare come psicologa o più precisamente aiutare le persone che balbettano perché vedevo questo obiettivo come una vittoria – racconta Martina – e ora posso dire di aver realizzato questo sogno coltivato a piene mani nel posto che mi ha fatto rinascere come persona. Ma il percorso è stato lungo. Mi sono laureata in Chimica farmaceutica nel 2015 e nello stesso anno ho iniziato un dottorato di ricerca in Scienze chimiche. E ho lavorato con entusiasmo anche come farmacista a Bergamo durante il Covid. Ma la balbuzie era sempre il mio limite più grande. Quando l’ho risolta ho ripreso in mano i libri e mi sono laureata in Psicologia cognitiva e comportamentale applicata». L'ostacolo più grande si è palesato a 6 anni quando si è affacciata con zaino in spalla al mondo delle lettere, dei numeri, e della parola parlata. «A scuola era davvero un incubo. Mi rifiutavo di leggere – ricorda – o scappavo in bagno nell’ora di italiano. Le interrogazioni, poi, erano terribili, le facevo con molta fatica o altre volte sceglievo di farle scritte. L’appello, i supplenti che non conoscevo, i nuovi compagni rappresentavano tutto un dilemma e non sono riuscita a godermi gli anni di scuola. E Il problema era anche con i miei coetanei al di fuori dell’ambito scolastico. Facevo fatica con le persone che non conoscevo e molto spesso ho rinunciato ad andare alle feste o alle grigliate con gli amici per il semplice fatto che avevo il terrore di presentarmi». Per anni la situazione è stata stancamente la stessa. Martina ha seguito tanti percorsi, da quelli logopedici a quelli psicoterapeutici, ma l’effetto sulla fluenza svaniva presto. Le parole insomma non uscivano e alla frustrazione si univa il senso di fallimento, e il dispiacere per aver fatto spendere soldi ai suoi genitori. Ma la svolta sarebbe arrivata: «A 26 anni ho trovato finalmente il posto che mi ha fatto rinascere. Avevo fatto molti corsi prima, ma senza successo, anzi in qualche caso, mi hanno anche peggiorata. In quel periodo, lo ricordo benissimo, facevo il dottorato di ricerca e non riuscivo a comunicare nemmeno con il mio professore universitario, gli scrivevo dei messaggi o mandavo delle mail. Tutto per non chiamarlo o andare in studio a parlare con lui. Poi, è arrivato “Vivavoce”, ho fatto un percorso duro ma pieno di cose belle, di soddisfazioni, fino a quando ho sentito cosa vuol dire essere libera di parlare». Oggi Martina è anche la responsabile del Centro dello stretto è si è intestata una nuova missione. «Aiutare gli altri – puntualizza –, sostenerli nella loro battaglia, mi restituisce tutto quello che la balbuzie mi ha tolto nella vita e lo moltiplica. Con l’associazione Vivavoce portiamo avanti la campagna “Voice Help”, per dire basta al “Voice Shaming”. Per fare un esempio: una nostra allieva avvocata, qualche giorno fa mi ha contattata per raccontarmi che, durante una consulenza tecnica di ufficio, l’avvocato di controparte l’ha chiamata “l’avvocato balbuziente”. Non si può ancora essere discriminati in un ambiente di lavoro, né tanto meno nella vita di tutti i giorni. È una cosa terribile». L’obiettivo della campagna è quello di raccogliere testimonianze e di gestire un vero e proprio osservatorio regionale sul tema, mettendo insieme per la prima volta un dossier di casistiche ed episodi di discriminazione da portare all’attenzione dei media e dell’opinione pubblica, con l’obiettivo di sensibilizzare la società sul fenomeno del voice shaming, già documentato da numerosi studi internazionali. È già attivo un numero whatsApp, “Voice Help” al 3891560942 che permetterà a chi soffre di problemi legati alla voce o a chi subisce episodi di “voice shaming” o ne è testimone di segnalare il proprio o altrui disagio, ricevendo un supporto psicologico gratuito da un’equipe medica specializzata. E non manca un incoraggiamento che arriva dalla dottoressa che conosce quello che “cura”:« Spero che questa iniziativa possa aiutarci a diffondere il messaggio di credere nel proprio valore e di perseverare nel raggiungimento dei propri obiettivi. Abbiamo tutti il diritto di essere esattamente come siamo per affrontare le sfide che la vita ci mette di fronte partendo dal nostro valore. Chi siamo non è in alcun modo rappresentato dai nostri limiti e abbiamo il diritto di essere noi stessi. Sempre».

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