Ogni estate torna con il marito Renato nella casa di villeggiatura a ridosso del torrente Pace, nella “sua” Riviera di Messina davanti allo Stretto, per rivivere le sensazioni dell’infanzia. Maurilia Gilodi, che abita a Torino, conosce passo passo il paesaggio dei borghi marinari che animano la nostra litoranea nord, da quando bambina, nel 1947, giunse da Torino a villeggiare dalle prozie a Contemplazione.
Un autentico simbolo del ponte tra lo Stretto e il Piemonte e di quel “turismo delle radici” che in questo periodo viene promosso dal prof. Filippo Grasso di UniMe. Il padre, torinese, era venuto durante la guerra proprio in riva allo Stretto, «si era commosso sentendo i bersaglieri cantare le canzoni tipiche piemontesi»; la madre, dinamica donna della Riviera che amava la vela e frequentava gli ambienti internazionali della zona, aveva trovato lavoro e marito nel capoluogo piemontese.
«Conosco spiaggia su spiaggia della Rivera, ogni mattina andavamo in comitiva a fare il bagno tra scogli e spiagge della zona. Ricordo momenti indimenticabili, quando con la processione ci fu l’inaugurazione dell’edicola con la Madonnina di villa Costarelli», racconta mentre passeggia sulla spiaggia di un lido di Pace. Evoca momenti di quelle estati lontane e in particolare la figura di una delle sue parenti, una prozia, la sarta Nicia Cama, “a maistra” di tante discepole che venivano dai villaggi costieri e collinari a imparare l’arte sartoriale, o ragazze da marito che volevano imparare a cucire.
Il suo atelier di Contemplazione era un punto di riferimento per l’intera zona, negli anni Cinquanta. «La cucina dell’atelier era divisa in due, con una zona per stirare gli abiti e una con le fanacelle con la brace». Era molto nota la sarta Cama, tanto che aveva come cliente anche la famiglia Bosurgi, i noti imprenditori proprietari di villa Pace».
Maurilia era denominata come la nipote “du sindacu”, in quanto nipote del delegato comunale di Pace, Giovanni Costa, il cui busto svetta nel cimitero di Pace. Maurilia ricorda la bomboniera dell’eroe di Paradiso, “u’ roi” evocato dalle poesie di Maria Costa, Lillo Donato, il marinaio di fiducia di Luigi Rizzo.
Quella Grande Guerra che il nonno aveva vissuto da vicino, come testimonia la lettera che Maurilia ha rintracciato tra i cimeli di famiglia, scritta dal fronte trentino. Pagine antiche e suggestive che Maurilia rievoca con fervore, come quel sapore dei piatti lontani, del pesce dello Stretto, delle cozze ripiene e di quella pasta n’caciata con lo jaduzzu, che scandiva i tanti Mezzagosto in riva allo Stretto.
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