Un tessuto sociale che si impoverisce sempre più, di persone e di competenze. È un’istantanea allarmante quella che emerge dai riscontri incrociati tra i dati sociodemografici e quelli della dispersione scolastica in Sicilia, una delle aree oggetto di Agenda Sud, il piano d’intervento biennale presentato dal ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara la scorsa settimana a Catanzaro. Il progetto del MIM riguarderà infatti Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, dove è più evidente il divario territoriale rispetto alle regioni del Nord, e dov’è più urgente intervenire in maniera straordinaria per riequilibrare il gap e garantire pari opportunità d’istruzione a studentesse e studenti su tutto il territorio nazionale.
Il report dell'Usr
La dispersione scolastica è una delle priorità nell’agenda del direttore dell’ufficio Scolastico Regionale Giuseppe Pierro, insediatosi nel settembre dello scorso anno avviando da subito azioni concrete confluite nel report diffuso nello scorso aprile e basato sui numeri dell’anno scolastico 2021-2022. Il report, particolarmente analitico, parte dalla descrizione del contesto in cui s’innesta il ragionamento, che non può essere limitato solo al sistema scolastico, come Pierro chiarisce in maniera decisa. «Ho presentato il report all’Ars in Commissione Istruzione - sottolinea - e ho chiesto che sia istituito un osservatorio interistituzionale. Servono interventi mirati ed è indispensabile avere l’apporto delle Istituzioni. La Sicilia ha un primato negativo, ma ci sono profonde differenze anche al suo stesso interno. Ci sono giovani il cui disagio deriva da un contesto socioeconomico svantaggiato, che non hanno il supporto delle famiglie e a cui il territorio non offre opportunità. È questo tessuto territoriale che va rafforzato, fornendo servizi. Penso ad esempio ai trasporti, ma anche alla legge sul diritto allo studio, che esiste ma non è finanziata». Il messaggio dunque è chiaro: la lotta alla dispersione scolastica non può essere combattuta solo dal sistema dell’Istruzione, ma necessita di una vera e propria rete dalle maglie strette, fra enti locali e organismi politici.
Il calo demografico
Al primo gennaio 2022, i residenti in Sicilia erano 4.833.705 (fonte ISTAT), 41.585 in meno rispetto al 2021. I piccoli comuni e le aree interne scontano decrementi del tasso di natalità ancora più elevati. La Sicilia è inoltre caratterizzata, tra le sue diverse zone geografiche, da forti divari di tipo sociale, economico, infrastrutturale e culturale, acuiti dalla pandemia. Il calo demografico della popolazione residente nella regione si riflette in una diminuzione della popolazione scolastica: il numero di alunne e alunni dall’anno scolastico 2013/2014 al 2022/2023 è passato da 773.425 a 678.482, con un decremento complessivo pari a 94.943 alunni negli ultimi 10 anni. Per quanto riguarda l’anno scolastico 2022/2023, si registra un decremento di alunni pari a 12.151 rispetto all’anno scolastico 2021/2022. Conseguentemente al decremento degli alunni e per gli effetti dei processi di dimensionamento della rete scolastica, anche le istituzioni scolastiche sono significativamente diminuite nel corso dell’ultimo decennio. Si è, infatti, passati dalle 889 istituzioni scolastiche nell’anno scolastico 2013/2014 alle attuali 812, 77 in meno nell’ultimo decennio.
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