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Messina, davvero “Tutto è possibile” con i giovani del Pirandello

Un emozionante viaggio teatrale, e non solo, al Vittorio Emanuele

Ieri: sguardi, parole, sentimenti. Oggi: vuoto, lotta, buio. Ieri: libri, cultura, poesia e luce. Oggi: silenzi, sguardi spenti, apatia e solitudine. È nutrimento per l’anima e per il cuore il viaggio in cui i “Giovani del Pirandello” hanno accompagnato, come prendendoli per mano, gli studenti che hanno assistito, emozionati, allo spettacolo “Tutto è possibile… basta crederci”, scritto da Titti Mazza per la regia di Fabio La Rosa, andato in scena al Teatro Vittorio Emanuele.
Un viaggio a ritroso nel tempo fino alla scuola di ieri, fatta di verità e concretezza, alla ricerca di valori che sembrano ormai essersi liquefatti in una società sempre più tecnologica e virtuale, che ha sostituito gli sguardi con gli schermi accesi e le parole dette con quelle scritte. «La società è profondamente mutata – spiega La Rosa – così come la scuola, che ne è lo specchio. Un tempo, i ragazzi si emozionavano e capivano l’importanza di quella cultura che li avrebbe resi uomini migliori, uomini liberi come gabbiani. Oggi, invece, un mondo che sembra essere perfetto, con una scuola fatta di tablet, telefonini e lavagne luminose, soppianta la realtà. Ognuno riesce a essere un personaggio dietro lo schermo e, prima o poi, quella maschera, paradossalmente, soffocherà chi la indossa. È necessario guardarsi di più, sentirsi di più e relazionarsi in modo vero, come cerchiamo di fare con il metodo del Teatro emozionale».
Lo spettacolo, come spiegato dal regista, è stato arricchito da un punto di vista tecnico-teatrale. Le cornici, realizzate con gli hula hoop, hanno creato disegni nello spazio, ponendo in essere coreografie originali e complesse. «Le cornici bianche immortalano momenti di vita fittizia – precisa La Rosa – mentre quelle dei due ragazzi che si staccano dal branco e che ancora riescono a emozionarsi leggendo una poesia, sono pervase dai colori della cultura e del cuore». Quelle stesse cornici che poi rappresenteranno le paure del professore e che regaleranno alla platea scene forti e d’impatto. «Attraverso gli strumenti tipici della biomeccanica teatrale e la drammatizzazione di determinati esercizi – prosegue - abbiamo migliorato, inserendo obiettivi maggiori, uno spettacolo che già in passato ha registrato un enorme successo. Così, d’altronde, è la vita. Il limite è solo una parola. Lo spettacolo è una forte testimonianza dell’integrazione non studiata, ma spontanea. Diversamente abili, operatori del settore e attori della mia compagnia, la Grammelot, tutti insieme a remare per raggiungere la stessa meta. Tutti con le stesse possibilità e con gli stessi limiti. Perché, se il limite c’è, è di tutti. E solo se lo si condivide, diventa punto di forza. Un viaggio che abbiamo affrontato ancora una volta, approdando nell’isola magica che è il Teatro, dove tutto è possibile, e dove protagonista è il cuore».

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