Tante storie in una, quelle vissute da padre Lucio Scalia nel primo mezzo secolo di vita alla continua ricerca della strada verso la felicità e un sogno nel cassetto: «Riuscire a cambiare il cuore delle persone». Originario di Catania ma cresciuto a Giardini Naxos il religioso rogazionista, che ha compiuto 50 anni il 17 gennaio scorso, è sempre stato un “ragazzo anticonformista”; cresciuto a pane e rock, nel suo passato da talentuoso chitarrista di una band heavy metal e una carriera come pallavolista tra le fila della Pozzillo Catania militante in serie A, non avrebbe mai immaginato di rimanere folgorato dal carisma di Sant’Annibale Maria di Francia.
«Quando mi parlavano di Chiesa le mie reazioni erano parecchio irriverenti», rivela. Nel 1994 la malattia di mamma Maria mise a dura prova la sua indole ribelle: lo sguardo amorevole della donna al risveglio da un delicato intervento al cuore “rivoltò come un calzino” Lucio, mettendo in crisi la sua esistenza. Negli anni successivi le giornate scorrevano tra sport, piccoli lavoretti come cameriere, parcheggiatore, le serate con le band e l’impegno con un gruppo di musica cristiana alla quale gli era stato chiesto di dare una mano come chitarrista. «Li vedevo andare a messa ogni giorno e mi sembravano bigotti», racconta. Una volta decise di entrare in chiesa per spiarli e nei giorni successivi ebbe un flashback: «Mentre il sacerdote consacrava l’ostia, abbandonai l’atteggiamento scomposto appoggiato alla parete, per mettermi in posizione eretta». Dopo la partecipazione ad altre messe, arrivò anche la confessione: «Era come se mi avessero tolto dalle spalle un grosso pachiderma e mi abbandonai a un pianto liberatorio». L’incontro con quei musicisti lo aveva scosso e qualcosa nella vita di Lucio era cambiata: nei mesi del militare a Roma inizia a pensare a “una probabile vocazione”; tornato in Sicilia lascia il gruppo per lavorare come animatore nei villaggi turistici e inizia a prestare servizio nella parrocchia di origine a Giardini, san Pancrazio. La scintilla definitiva scocca in una missione popolare in Basilicata. Inizia gli studi, il noviziato e nel 2006 emette la professione religiosa temporanea; sette anni dopo arriva quella perpetua e il 18 dicembre 2014 è ordinato sacerdote a Giardini.
Tra le passioni del sacerdote, che oggi fa l’animatore vocazionale all’Istituto “Cristo Re” dei Padri Rogazionisti c’è l’handpan, un particolare strumento in acciaio che produce suoni eterei, utilizzato dagli artisti di strada: ha iniziato a suonarlo dopo la morte della madre nel 2018 e da allora è diventato un suo tratto caratteristico; sui social è conosciuto come “Spiritual Handpan”. Il suo cammino vocazionale «è in continuo divenire». Assieme al confratello Fabrizio Andriani, padre Lucio gestisce al santuario di S. Antonio uno sportello di ascolto per i giovani: «Nella vita – ammette sorridendo – ne ho fatte di cazzate; è per questo che provo ad ascoltarli e cerco di aiutarli ad affrontare crisi, paure, dubbi, ma soprattutto provo insieme a loro a costruire sogni».
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