Si chiama “Piano strategico integrato per la prevenzione e il contrasto alla dispersione scolastica”. È, al di là dei tecnicismi, una vera e propria terapia d’urto contro una delle più gravi emergenze di ogni territorio, perché crea danni nell’immediato, ne crea anche di collaterali – nelle famiglie, nella società – e ne genera ulteriori a lunga gittata, postumi, per certi versi invisibili, ma non per questo meno devastanti, negli equilibri di una comunità.
Ecco, allora, che serve un Patto tra le istituzioni e le realtà interessate direttamente dal fenomeno della dispersione: Comune, Ufficio scolastico provinciale, Osservatori d’area e, soprattutto, le singole scuole. Il Piano, che verrà presto firmato, prevede sei azioni principali, che dovranno vedere coinvolti i singoli soggetti: «Adottare linee di intervento comuni in un’ottica di alleanza tra l’autonomia locale e le autonomie scolastiche, quale strategia più efficace per la crescita e lo sviluppo di una concreta “comunità educante” nel rispetto di ruoli, competenze, attribuzioni e responsabilità proprie di ciascuna delle parti; rafforzare e curare la comunicazione tra le parti, la pratica del confronto e il dialogo per conciliare e far incontrare posizioni ed esigenze diverse, nonché per affrontare e risolvere situazioni generate da bisogni formativi in continua evoluzione recanti anche nuove criticità; sviluppare e potenziare l’autonomia delle istituzioni scolastiche e l’innovazione didattica; valorizzare e mettere in comune esperienze, competenze, risorse umane, strutturali e finanziarie disponibili sul territorio per un loro impiego ottimale e qualificato per superare le sovrapposizioni; individuare gli obiettivi prioritari condivisi, superando la frammentazione degli interventi e il rischio di dispersione delle risorse; rafforzare le collaborazioni con enti e associazioni del territorio».
Ogni anno le parti in causa dovranno definire accordi attuativi, che dovranno essere la base operativa per i singoli specifici interventi. E ognuna delle parti in causa, poi, avrà i suoi compiti. Il Comune dovrà fornire alle istituzioni scolastiche tutti i dati relativi alla popolazione, l’elenco degli alunni obbligati alla classe prima della scuola primaria e una sorta di “mappatura” delle risorse formative (socio-culturali, sportive e ricreative) della città. Dovrà quindi monitorare l’andamento del fenomeno della dispersione, informatizzando questo processo con una piattaforma dedicata, dalla quale poi ricavar e dei report dettagliati da fornire all’Ufficio scolastico e alle singole scuole. All’interno del Servizio sociale professionale dovranno essere individuate delle figure di riferimento, mentre alla Messina Social City spetterà il compito di attivare servizi dell’infanzia e dell’adolescenza in grado di prevenire la dispersione. Sempre al Comune toccherà organizzare incontri e di focalizzare i propri sforzi sulle cosiddette “scuole target”, quelle considerate più ad alto rischio di dispersione, dove opererà una equipe specialistica.
L’Ufficio scolastico provinciale avrà, invece, il compito essenziale di coinvolgere quante più scuole possibili, promuovendo momenti di formazione, contribuendo alla raccolta dei dati, collaborando anche all’individuazione delle stesse “scuole target”. Un ruolo tutt’altro che secondario è quello degli Osservatori di Area sulla dispersione scolastica, vere e proprie “squadre” operative istituite nei territori più difficili, chiamati in causa dal Piano per indicare una figura di raccordo col Servizio sociale professionale per dare un contributo “esperto” sia alle azioni di contrasto che ai progetti specifici nell’ambito, soprattutto, della prevenzione.
Infine le istituzioni scolastiche, necessarie protagoniste del Piano. Le singole scuole dovranno: fornire ogni anno i nominativi dei propri referenti della dispersione scolastica; trasmettere ogni mese di dicembre l’elenco dei bambini in dispersione scolastica rispetto al numero degli alunni obbligati alla prima classe della scuola primaria; comunicare all’Ufficio scolastico, sempre entro dicembre, i progetti programmati per la prevenzione e il contrasto della dispersione; trasmettere al Comune, allo stesso Ufficio scolastico, agli Osservatori d’area e al Tribunale dei minori i dati aggregati sulle non ammissioni all’anno scolastico successivo; collaborare con il Comune al coinvolgimento del Terzo settore.
Messina, un patto per mettere un freno alla dispersione scolastica
Sarà siglato tra Comune, Ufficio provinciale, Osservatori d’area e i singoli istituti
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