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Messina, il quadro di Alibrandi e la “lezione” sugli acquisti pubblici

Madonna con Bambino e S. Giovannino del pittore Girolamo Alibrandi

Due ordini di considerazioni, in attesa che specialisti e semplici cittadini possano vedere da vicino l’Alibrandi aggiudicato all’asta di Parigi dall’imprenditore Rocco Finocchiaro. La prima su ciò che si sarebbe potuto fare e l’altra su quello che potrebbe ancora essere. Finocchiaro non ha ancora sciolto la riserva sulla destinazione del dipinto. Forse, per il debutto a Messina avremmo preferito al campo “neutro” del Monte di Pietà la sede naturale del Museo Regionale. Dopo, di certo non finirà nel caveau di una banca. L’intenzione è, infatti, quella di legarlo alla pubblica fruizione: «poi penseremo a cosa fare per valorizzare questo capolavoro nella città in cui è stata creato», ha dichiarato alla Gazzetta. La genericità di questa “promessa” tiene in gioco anche l’accordo auspicato dall’assessore dei Beni Culturali Elvira Amata.
In Sicilia l’ultima grande acquisizione di un’opera d’arte al patrimonio regionale riguarda proprio Messina e il suo Museo Regionale. Era il 2003. In quel caso la Regione si mosse in tempo e si aggiudicò all’asta di Christie’s a Londra la tavoletta con la Madonna col Bambino benedicente e un francescano in adorazione, sul recto, e il Cristo in pietà, sul verso. La critica (ad eccezione di Teresa Pugliatti) ne riconobbe la mano di Antonello da Messina. L’opera entrò di diritto nel catalogo antonellesco con l’indimenticabile monografica-evento dedicata al Maestro a Roma, alle Scuderie del Quirinale, nel 2006, curata da Mauro Lucco. Per un colpo messo a segno non possiamo, però, dire che la Regione abbia mai portato avanti una vera e propria politica delle acquisizioni.
Che cosa si potrebbe fare, allora, per non farsi trovare impreparati la prossima volta? Banalmente, incaricare un funzionario storico dell’arte (più delicata la questione in campo archeologico, essendo spesso dubbia la provenienza dei reperti messi all’asta), di seguire con regolarità le più importanti Case d’asta. O compiere un intervento strutturale di marca politica, quale sarebbe quello di dotare i principali musei regionali (Abatellis, Salinas e il Museo Interdisciplinare di Messina) di autonomia gestionale e finanziaria. Gli istituti statali autonomi trattengono gli incassi dall’attività di gestione dei beni conferiti, ricevono una base dal Ministero per il personale e interventi strutturali, e hanno un proprio bilancio. Questo consente di velocizzare le procedure relative alla contabilità, alle spese, alle concessioni o anche di entrata di fondi dai privati. E di incrementare le collezioni con fondi propri. Il Museo di Messina nel nostro caso avrebbe potuto mettere in atto una procedura più snella in autonomia da Palermo sul piano amministrativo (altro il riscontro dell’apprezzamento politico dell’operazione, che comunque a questo turno c’era).
Nell’immediato, allora, cosa resta da fare alla Regione per provare a riuscire a destinare finalmente la Madonna di Alibrandi al Museo di Messina? Convincere Finocchiaro che il miglior modo per “valorizzarla nella città in cui è stata creata” sia, se non quello di donarla (e saremmo di fronte a un vero e proprio mecenate), quello almeno di trasferirla al Museo in comodato.
Silvia Mazza
Storica dell’Arte

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