Una vita spesa per il Crocifisso – sulla scia del carisma delle clarisse figlie di S. Chiara – tradotta nel servizio umile e amorevole alle consorelle e sublimata da quella passione per la musica e per l’arte in genere che le aveva permesso di elevare la sua nobile anima a Dio. È scomparsa ieri, a 88 anni, dopo lunga malattia, madre Chiara Maria Fortunata della Risurrezione, delle clarisse del monastero di Montevergine. La religiosa al secolo Maria Maddalena Angelino, originaria di Pozzallo, era cresciuta all’ombra del virtuoso esempio dei genitori, papà Giuseppe e mamma Giuseppina La Pira sorella di Giorgio, «costante esempio di bontà, virtù e amore cristiano» come lui stesso la definiva. Alla luce delle spiccate attitudini musicali manifestante sin da giovanissima, giunse a Messina per studiare pianoforte al Conservatorio “Corelli”, ma a 18 anni la vocazione per la clausura sopraggiunse come un raggio di sole in una notte buia, tanto che Maria Maddalena, contro il volere della famiglia, si rifugiò in convento. Furono anni di crescita personale e spirituale travagliati nei quali la presenza dello zio Giorgio, che con la sorella Giuseppina ebbe sempre un dialogo privilegiato, fu provvidenziale; a lui per primo la giovane confidò la chiamata alla vita religiosa.
In occasione della sua vestizione, il 20 aprile 1953, riuscì a lenire il disagio dei genitori convinto che «una figlia monaca potesse diventare una benedizione per la famiglia». Conseguì il diploma di musica suonando l’organo “dietro le grate”, esaminata dal compianto maestro Alessandro Gasperini, estasiato dal suo talento. Madre Fortunata emise la professione solenne il 18 maggio 1957; fu maestra di noviziato e, poi, badessa di Montevergine dal 1970 al 1982 e dal 1985 al 1996; fondamentale il suo contributo per la canonizzazione di Eustochia Calafato avvenuta l’11 giugno 1988. Il 6 marzo 1983 si recò personalmente dall’allora Papa Giovanni Paolo II a chiusura di un convegno di studi, manifestando la volontà che la cerimonia potesse svolgersi nella città dello Stretto che aveva dato i natali alla fondatrice e prima badessa del convento di via 24 Maggio. «Per la prima volta un Papa è uscito da Roma per venire a scrivere a Messina, nel libro dei santi, il nome di Eustochia Smeralda Calafato», ha detto la badessa Maria Agnese Pavone, la quale ha raccolto il testimone di «colei che è stata testimonianza viva di S. Chiara». «Curiosa della vita dentro e fuori il chiostro, lavoratrice instancabile, amante della lettura, curò l’organizzazione dell’archivio del monastero, arricchito e messo a disposizione per gli studi delle consorelle di tutta la Federazione», spiega madre Agnese. E' stato mons. Giovanni Accolla a presiedere le esequie celebrate oggi, alle 10, nella chiesa del monastero.
Messina, addio alla clarissa innamorata della musica
Madre Maria Maddalena del santuario di Montevergine. Si iscrisse al Conservatorio ma si diplomò suonando l’organo “dietro le grate”
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